CRAXI (OVVERO DI CINGHIE DI TRASMISSIONE, AMNISTIE E SANTA INQUISIZIONE)

CRAXI (OVVERO DI CINGHIE DI TRASMISSIONE, AMNISTIE E SANTA INQUISIZIONE)

Sto seguendo con grande attenzione i dibattiti su Craxi. Quando Craxi governava, e quando poi è caduto ed è stato processato e poi è morto, ero tutto meno che simpatizzante socialista. Ebbi però, in quegli anni, molto rispetto, e una certa affinità di vedute coi socialisti, ogni volta che si trattava di giustizia, norme emergenziali, conflitto politico o sociale da non trasformare in fatto meramente giudiziario. A parte la piccola pattuglia radicale, solo il Psi, nella cerchia dei partiti di governo e di potere (il Pci faceva parte della cerchia, i radicali ovviamente no) ebbe una posizione liberale-libertaria su: – caso Moro (favorevoli a trattare)– processo 7 aprile (primo caso di utilizzo politico di strumenti legislativi di stampo emergenziale, di derivazione fascista: allora lo notavamo, e lo facevamo notare, in diversi, oggi silenzio quasi assoluto)– legislazioni emergenziali a seguire (antiterrorismo antimafia anticorruzione)– casi eclatanti come il processo Tortora (che di quel tipo di normative rese evidente la fallacia, ma niente, siamo ancora lì a parlar di trattativa Stato-Mafia sulla base delle dichiarazioni di gente che non è attendibile manco se dice “fa freddo”)– isolamento inflitto dal Csm a Giovanni Falcone quando questi, vinta la battaglia (quella battaglia) contro la Mafia, cominciò a togliersi sassolini dalle scarpe e si dichiarò favorevole alla separazione delle carriere, e fu critico sulla obbligatorietà dell’azione penale. Solo il Psi sostenne Falcone, non lo isolò. Nel 1987 stetti in Sicilia vari mesi, per motivi di famiglia e lavoro (mio padre era di Bagheria, aveva vissuto lì, era morto lì). Fui lì anche durante la campagna elettorale delle elezioni politiche di quell’anno. Vidi come operava il Psi, e rimasi nauseato. Il meccanismo clientelare che la DC utilizzava da decenni era del tutto trasparente, visibile in strada, con una spavalderia che davvero colpiva. La modalità del Psi era più sfacciata, ma in realtà tutti operavano così, specie lì, e al sud. Tutti meno il Pci, questo va detto in modo chiaro. E questa alterità era il motivo per cui lo stesso Leonardo Sciascia disse più volte che in Sicilia, pure se eri liberale, l’unico luogo “frequentabile” per lunghi decenni fu il Pci, perché lontano, oggettivamente, da certe metodiche basate sulla logica del “dimmi che ti serve, noi risolviamo, e tu ci porti enne voti”. Voglio dire, la logica con cui operava il Psi era intollerabile, ma era la stessa degli altri. Solo, erano meno ipocriti.Il celebre discorso di Craxi del ’92 in Parlamento rese evidente che il Psi avrebbe pagato più di tutti questa non-ipocrisia.Ma, soprattutto, lo pensai già allora, avrebbe pagato l’appoggio alle idee sostenute apertamente da Falcone negli ultimi anni di vita, avrebbe pagato l’aver sempre tenuto una linea chiaramente non supina al partito dei magistrati, tutto schierato accanto, dietro, sopra il Pci.Che già dal caso 7 aprile (parliamo dunque del 1979) utilizzava la leva giudiziaria esattamente come quella sindacale. Randelli per colpire avversari politici, o sociali. Chi ha età simile alla mia, o maggiore, ricorda certamente la tesi della “cinghia di trasmissione”, allora apertamente teorizzata da dirigenti e organi di informazione legati al partito. Non sono uno storico. Né un giurista.Ho provato a dare pochi elementi di un possibile ragionamento per un preciso motivo, che provo a spiegare.Una riflessione sgorga spontanea osservando il dibattito su Craxi, ora, dinanzi al film che esce, e ai volumi (da segnalare assolutamente quello di Fabio Martini, che a occhio sembra il migliore in circolazione, tra le novità) che arrivano sul metcato. Riflessione che alla fine, volendo andare al dunque, si riassume in una semplice domanda.Il Pci ha dato il via alla vita della Repubblica, subito dopo la Resistenza, con un atto di grande lungimiranza e saggezza politica: l’amnistia nei confronti dei reati (di certi reati) commessi da chi aveva sostenuto il Fascismo, aveva avuto ruoli, incarichi, che lo avevano condotto a compiere atti illegali, secondo l’ordinamento repubblicano. Lungimiranza che credo non sia improprio attribuire in larga parte a Togliatti, che reputo uno statista (uno dei pochi, nostri, del secolo passato) e non un semplice leader politico, quasi esclusivamente per questa scelta. Vi leggo, compagni ex Pci (ma poi, lo siete tutti, davvero, “ex”, nel modo di ragionare?).Non ne trovo uno, di voi, e ne basterebbe uno, che dica: “Abbiamo sbagliato a fare di una questione politica, e sociale, un fatto esclusivamente giudiziario. La Prima Repubblica andava chiusa con una amnistia, e un mega-reset politico” (considerazione che secondo me vale totalmente anche per la chiusura della stagione degli opposti estremismi e del terrorismo dei 70: altro che esibire Battisti arrestato come un trofeo, 40 anni dopo i reati). Perché avete avuto la forza e la lungimiranza di amnistiare i fascisti, e non i partitocrati (e i terroristi)? Finché non si risponderà a questa domanda, e si demanderà ai giudici la soluzione di conflitti sociali e politici, per me restiamo fermi alla logica della Santa Inquisizione. Fermi, senza possibilità di sviluppo in direzione autenticamente democratica.