PARTE IL GOVERNO SPAGNOLO
In tempi di venti reazionari, un governo di sinistra – sinistra vera – è una notizia talmente clamorosa da meritare comunque sostegno. Nel programma c’è un capitolo dedicato alle “politiche femministe” (terminologia fantastica, nel nostro limitato Paese). Dove si leggono cose molto interessanti: parità salariale, permesso di paternità obbligatorio e pari a quello di maternità (16 settimane. Che meraviglia), adattamento dell’orario di lavoro alle necessità familiari, lotta alla violenza di genere. E poi soprattutto, lotta senza quartiere alla tratta sessuale (che da noi si preferisce ignorare, blaterando di legalizzazione della prostituzione, dimenticando che ovunque al di fuori dei Paesi Bassi questa ha portato a un’esplosione della tratta stessa) e divieto di gestazione per altri. Anzi, il “contratto” parla proprio di “utero in affitto”, prendendo posizione fin dalla terminologia. La matrice è chiara: si vuole smantellare qualsiasi possibilità di mercificazione del corpo femminile. Si prende una posizione, e si traccia una linea perfino al libero arbitrio: ci sono cose, dice il programma, di cui non si può disporre. Soprattutto perché dietro ai casi – numericamente esigui – di vero e disinteressato slancio si nascondono traffici deprimenti e orrendi, ben più frequenti. Agenzie che offrono “prezzi competitivi” (foto 4). Agenzie che di fatto noleggiano delle persone. Non a caso, sia Ciudadanos sia addirittura il Pp (la destra codina all’aroma di franchismo) sono invece a favore di questa pratica. In Spagna i bambini nati da GPA sono più numerosi di quelli adottati all’estero. Bisogna sradicare dalla testa degli uomini – tutti – l’idea che la donna sia un bene che in determinate condizioni diventa commerciabile. Perché sono tutti mattoncini del “patriarcato”.
