BBS (BONACCINI BUON GOVERNO E SARDINE) SCHIANTANO SALVIN

In Emilia Romagna ad ora, 2 di notte, con dati di proiezioni consolidate, Bonaccini la sfanga con un buon margine sulla Borgonzoni.Questa notte in molti festeggeranno, giustamente, festeggeranno lo scampato pericolo perché, diciamocelo, l’idea di avere una Emilia Romagna leghista, o per meglio dire visti i trend social della campagna elettorale , legata, legata, era più che concreta, tanto da diventare per molto quasi un incubo.Da domani però bisognerà capire cosa è successo, rendere meriti, ma anche capire quanto vicina sia effettivamente stata la sconfitta e quanto in questa vittoria della coalizione di centro sinistra, non siano tutte rose e fiori.I protagonisti, in positivo e in negativo di questa elezione sono stati sostanzialmente tre: Bonaccini, Governatore uscente e Sardine da un lato, Salvini dall’altro. E questo è un primo punto importante: della Borgonzoni, in teoria candidata governatrice, si sono perse le tracce fin da subito, limitata al ruolo più che di attrice non protagonista, a quello di mera comparsa. Candidata vuota, di quelle che fino a pochi anni fa sarebbe stata considerata il sintomo della volontà di non concorrere seriamente per il governo della Regione. Ecco, con in candidato reale, in grado per esempio di ricordare i confini della propria regione, o di postare una idea politica almeno ogni due gatti e tre Bibbiano, la gara si sarebbe forse fatt molto più dura.Salvini ha giocato la carta della “nazionalizzazione del conflitto” e gli è andata male. Per molti è stato un suo errore e di certo il tocco magico del capitano inizi a perdere colpi, proseguendo nella tradizione negativa che lega le sue scelte nate al Papete (sfiducia a Conte e candidatura della Borgonzoni).C’è però da dire che nel proprio mazzo il leader leghista non aveva molte altre carte da giocare: l’Emilia Romagna è, dati alla mano, forse la Regione meglio governata in Italia; una partita sul territorio non era pensabile, motivo per cui radicalizzare lo scontro, portarlo sul solito referendum pro o contro di lui, era il modo migliore di giocarsela.Avrebbe potuto funzionare se…perché c’è sempre un se imponderabile da valutare.Nel caso Emiliano, l’imponderabile si è chiamato “sardine”, la cui nascita in effetti e’ forse dovuta proprio all’enfasi con cui Salvini ha inteso affrontare le elezioni regionali, l’aggressività con cui si prospettava una liberazione di una regione che, nei fatti, non sentiva assolutamente il bisogno di essere liberata.Non c’è possibilità di prova contraria, ma il contributo delle sardine è stato fondamentale: ha ridato al centro sinistra il coraggio di prendersi le piazze in un momento in cui i leadr dei partiti avevano paura ad organizzare manifestazioni, presagendo enormi flop.Soprattutto le Sardine sono state in grado di creare un sentiment positivo su una operazione elettorale in cui si faceva fatica a credere, dando quella sveglia che pareva non arrivate mai.Certo le sardine come futuro partito hanno tutti i limiti di un agglomerato nato per arginare e non per costruire, del resto per primi i quattro ragazzi che per primi le hanno fondate, sembrano rendersi conto che sia dei meriti avuti, che dei limiti da affrontare e, in un post ad urne chiuse, fanno sapere che per loro ora torna il momento di riprendersi le proprie vite e stare lontani dai riflettori.Per il resto, molto attori non protagonisti, PD in primis: totalmente assente in campagna elettorale, incassa i risultati positivi ottenuti anche grazie alla scarsa visibilità in queste elezioni. Della serie, a volte meglio non esserci e non fare danni.Da domani, pronti per le prossime campagne elettorali, prima fra tutte la “nuova linea del Piave”, che adesso attraversa l’appennino e si sposta in Toscana.