REGGIO CALABRIA OPERAZIONE ANTIMAFIA HELIANTHUS GRAZIE ALLA COLLABORAZIONE DI IMPRENDITORI

REGGIO CALABRIA OPERAZIONE ANTIMAFIA HELIANTHUS GRAZIE ALLA COLLABORAZIONE DI IMPRENDITORI

Reggio Calabria. Operazione Helianthus che alle prime luci dell’alba ha portato in carcere ben 14 persone e ha visto molte altre raggiunte da avviso di garanzia , tutte appartenenti a vario titolo alla cosca Labate, denominata ” Ti mangiu”. Raggiunto dall’ordine di custodia cautelare in carcere il capo della ‘ndrina, il fratello ed altri esponenti di spicco. L’accusa è di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione aggravata dal metodo e dall’agevolazione mafiosa. Le indagini avevano avuto inizio nel 2012 quando si cercava di dare corso alla cattura di Pietro Labate, capo carismatico e latitante. Era stato catturato e, nel covo in cui aveva vissuto da latitante, erano state rinvenute delle agende. Il boss, stante la ricostruzione degli inquirenti avrebbe lì annotato le entrate dell’attività estorsiva. Un sistema capillare sul territorio governato dalla cosca che avrebbe soffocato, secondo gli investigatori, ogni anelito di libero mercato nelle imprese operanti nella zona costrette a pagare il ” pizzo”. Incisiva l’ invadenza estorsiva nei confronti di alcune ditte operanti nel settore dell’edilizia. Secondo gli inquirenti, la richiesta di pizzo in alcuni casi aveva raggiunto anche la cifra di duecentomila euro. L’inchiesta rivelava , altresì, interessi nell’ambito delle scommesse on line e delle corse clandestine. L’operazione odierna al di là delle personalità di spicco arrestate, oltre il valore delle aziende e imprese sequestrate, si rivela importantissima, secondo gli inquirenti, per un altro fattore: la collaborazione da parte di alcuni imprenditori vessati. Agli esiti acquisiti dalle molteplici attività investigative infatti si univano le dichiarazioni di alcuni collaboratori di Giustizia ritenuti attendibili, ma anche e soprattutto i supporti probatori e i riscontri forniti da affermati imprenditori reggini del settore edile ed immobiliare. Gli imprenditori, soffocati nell’esercizio dell’attività imprenditoriale da esose e continue richieste, ha dichiarato il procuratore capo di Reggio Calabria, avrebbero fatto quadrato e avrebbero ritenuto lo Stato interlocutore credibile cui fare pervenire le loro istanze di giustizia e di protezione.