PIANO DI PACE E VENTI DI GUERRA
Scrivere della guerra a bassa intensità tra Israele e Palestina è di questi tempi come maneggiare la dinamite.L’equivoco strumentale tra le posizioni antisioniste e la fogna antisemita è lì pronto ad abbattersi su chiunque illustri le ragioni dei Palestinesi, favorito dal fatto che i più non conoscano appieno il significato della parola “Sionista”. Sionismo è il termine che la comunità ebraica sparpagliata nel mondo coniò alla fine del 1800 per definire il proprio diritto a uno stato autonomo e all’autodeterminazione in un quadro di identità religiosa.Si può discutere a lungo sulla qualità democratica di uno stato confessionale di qualsivoglia religione, che sia Israele o il Tibet o l’Iran non fa differenza, ma nessuno può negare ad una vasta comunità tenuta insieme da valori comuni il diritto di autodeterminarsi all’interno del rispetto dei diritti umani. Fin qua tutto bene, alla metà del secolo scorso il sogno sionista diventa realtà e nasce lo stato di Israele, ma insieme ad esso nasce una nuova forma di Sionismo favorito dai difficilissimi assestamenti geopolitici che il territorio prescelto non poteva non causare. Nel 1967 è guerra aperta, Israele da una parte ed Egitto, Siria e Giordania dall’altra.Israele stravince la guerra in soltanto sei giorni e detta le proprie condizioni che in nome del diritto sacrosanto all’autodifesa violano ampiamente quei diritti umani che stanno alla base della sua esistenza. Quello che Trump e Netanyahu chiamano “piano di pace” è invece la certificazione di queste violazioni, ovvero:1. L’acquisizione permanente dei territori palestinesi occupati con la forza da Israele.2. La requisizione “manu militari” di Gerusalemme, città santa per tutte e tre le religioni monoteiste.3. La negazione del diritto al ritorno in patria dei profughi palestinesi e dei loro discendenti. E’ contro questo abominio che gli antisionisti di oggi si schierano, e il fatto che dentro e fuori Israele molti Ebrei la pensino allo stesso modo da solo dovrebbe bastare a zittire chi parla di antisemitismo. L’ho fatta semplice in una situazione complicatissima e controversa, ma da qualche parte bisogna pur cominciare a capire di che stiamo parlando.
