SU EMILIA-ROMAGNA, VACCINI, MEDIA E QUANT’È DURA

SU EMILIA-ROMAGNA, VACCINI, MEDIA E QUANT’È DURA

Ok, ci avete perculato abbastanza per il fatto che anche i No Vax in Emilia-Romagna hanno fatto più delle tre forze comuniste. Ci sta: è di quelle cose troppo assurde che un po’ ci puoi solo ridere. Anche se a me viene solo voglia di dare testate nel muro (che peraltro pare sia una delle cure per il mal di testa proposte dal suddetto Movimento 3v, secondo il noto principio “il simile cura il simile” Però una riflessione più seria sta cosa la merita. I piccoli fatti spesso danno la chiave, il diavolo sta nei dettagli etc etc. Certo, uno può dire: vabbè una dose di fulminati in questo paese c’è sempre stata. O sottolineare come Battaglia, il leader del movimento, fosse un medico conosciuto con una clientela diffusa in regione. O notare che il loro “successo” rispetto alle altre forze sia dovuto al fatto che si presentavano in 8 province su 9, mentre ad esempio Potere al Popolo solo in 5 su 9, il che ovviamente gli ha impedito di conquistare uno 0,7 e il mirabolante quarto posto… Ma sarebbero cazzate. Il punto interessante è un altro. La politica, e dunque anche le elezioni, sono ormai TOTALMENTE dominate dall’apparato mediatico. Non tanto nel senso che i media orientino il voto, creando personaggi dal nulla, ignorandone altri etc. Ma soprattutto pre-selezionando le domande che accedono allo spazio pubblico. Imponendo cioè i temi del dibattito. Che i media creino personaggi, soprattutto se “utili”, ormai lo sanno anche le pietre. Le Sardine in questo senso sono state un “caso da manuale”: la sera del loro debutto già erano in diretta su Repubblica. Nei giorni successivi il buon Santori era in prima serata su tutti i canali. Voilà, fenomeno creato: si impone il binomio fascismo/antifascismo e tutti gli altri temi e soggetti che non stanno in questo frame scompaiono (e infatti bye bye 5 Stelle che pure erano ben più organizzati, visibili e digeribili delle forze comuniste). Ma questa è solo la punta dell’iceberg. Questo è cioè il livello, potremmo dire, della Risposta. Il punto è che l’apparato mediatico sceglie pure le Domande. Ovvero, “ciò di cui tutti parlano”, ciò che mobilita la tua emotività, ciò intorno a cui ti soggettivi. La propaganda dello Spettacolo, di determinati interessi di classe che si rappresentano sotto forma di immagine e comunicazione, non è come quella della dittatura (per quanto, come scriveva Guy Debord, ne prenda a prestito un bel po’ di cose). La propaganda dello Spettacolo non ti obbliga a un solo messaggio, piuttosto circoscrive un campo dentro cui c’è quello che conviene o è possibile dire, e fuori dal quale c’è la proibizione a pensare. Certo, questo Impero ogni tanto si annette qualcosa che viene dall’esterno, soprattutto se, come i barbari di una volta, preme sui suoi confini. Ma per lo più genera false alternative al suo interno, e ti guida dolcemente verso certe scelte. Se “si parla” di una determinata cosa, allora chi riesce a interpretare quella determinata cosa diventa il fenomeno del momento. Chi riesce a surfare l’ordine del discorso dominante capitalizza anche elettoralmente. E veniamo ai vaccini. Negli ultimi anni in Italia si è parlato a dismisura di vaccini. Molto più che di contratti precari o di salari. I vaccini sono stati un tema vero, le questioni sociali no. Io, per votare il tizio che mi propone quella Risposta, ho bisogno di essermi fatto quella Domanda. Ho bisogno di essermi soggettivato intorno a quell’istanza. Poi dopo vado a vedere chi mi offre la risposta più attinente. Ma dove e quando in Italia si è parlato di giustizia sociale, o di qualsiasi istanza legata al socialismo e al comunismo? Quali agenzie di formazione aiutano a chiarire la propria esistenza da questo punto di vista? La scuola o l’università? I sindacati (ahhahahahha)? La televisione, i giornali o i social? Il mondo dell’arte o della cultura? Come si pensa che i partiti che si richiamano al socialismo o al comunismo possano prendere voti in queste condizioni? Hanno risposte – e peraltro scadenti – a domande che nessuno si pone. O meglio: a domande confuse, che si producono nella sofferenza sociale o nelle esperienze di cooperazione, ma vengono rimasticate. Questo non scarica di responsabilità chi come noi, pur essendo un militante di base e non un professionista della politica, prova comunque a costruire una rappresentanza degli oppressi. Anzi: la nostra responsabilità si fa più pesante: dobbiamo costruire le Domande, prima ancora delle Risposte. Ma almeno ci permette di allargare lo sguardo alla società nel suo insieme, dentro cui sta il momento elettorale. In altri termini: se si parla di cazzate, si votano i cazzari. Se riusciamo a far parlare di altro, forse si voterà altro. Tornando ai vaccini, non avete idea di quanta gente nel marzo 2018, quando Potere al Popolo era appena nata, ci scriveva dicendo: “sono d’accordo con voi su tutto, ma siccome non siete contro i vaccini non vi voto”. Rimanevo molto sorpreso di fronte a queste mail, ma in realtà c’è poco da sorprendersi: oggi certi temi sono più soggettivanti ed emotivamente rilevanti della tua posizione sulla guerra o su quante ore si lavora al giorno (peraltro il tema vaccini sta dentro il tema più grande della salute: un asse di discorso che di fronte allo sviluppo tecnologico diventa sempre più importante). Per cui io vivo delle contraddizioni reali, ma le condenso su quell’alternativa secca (vaccini si/vaccini no), che per me diventa l’intera architrave di una visione del mondo. Tanto che non me ne fotte niente della partita fascisti vs antifascisti, e non faccio manco il voto disgiunto come le altre forze più piccole. Come se ne esce? Io qualche idea ce l’ho. Ma ho già scritto troppo. Ditemelo voi