IL VALZER DEL VITALIZIO

Taglio ai Vitalizi? Per come congegnata la norma messa in campo si sapeva bene avrebbe comportato la resistenza dei titolari del diritto. Un diritto acquisito cui si debba rinunciare? La casta? Giammai! Soccorre sempre l’autodichia. Di che si tratta? Dell’autoregolamentazione interna degli organi dello stato ed è giuridica ed amministrativa. Così la Commissione del Senato ha stabilito che il taglio dei vitalizi era illegittimo e, ancor prima della pronuncia in merito della Corte Costituzionale, ha rigettato l’iniziativa.SInistraSI già un anno fa, in tempi non sospetti aveva, moderna Cassandra, ipotizzato la levata di scudi in favore della permanenza del privilegio. Ma aveva predisposto nel suo programma una disamina dettagliata della problematica e offerto una soluzione chiara, esplicita ed esaustiva. Perdonate la partenza dal preistorico.Occorre partire da un’origine per potere dare una giustificazione, sia pur storica, ad un cancro che è oggi in metastasi.L’Art. 69 della Costituzione recita: «I membri del Parlamento ricevono un’indennità stabilita dalla legge».Encomiabile intuizione nel momento in cui si doveva fare l’Italia e gli italiani.Il trattamento dei parlamentari veniva concepito come condizione per un esercizio indipendente e garanzia per l’accesso a tutti senza riguardo a patrimonio o reddito.A garanzia del “libero esercizio del Mandato”.Se guardiamo al termine “Indennità” sul vocabolario troviamo la dicitura: «Corrispettivo diverso dal risarcimento erogato ad un soggetto che ha subito un danno. Somma corrisposta al prestatore di lavoro a titolo di rimborso spese o in corrispondenza di disagi o oneri sopportati in occasione della prestazione di lavoro…» (voc. Treccani; ndr.). Se c’è una cosa che abbiamo imparato dai Padri Costituenti è che hanno sempre usato parole nel loro senso fatto palese!!!Con legge 1261 del 1965 venne fissata la misura di questa Indennità.Più volte ci sono stati ritocchi.Divenne formata da tante sottospecie: Indennità, Diaria, Rimborso spese per esercizio mandato (consulenze, incarichi…), spese trasporto e viaggio, spese telefoniche, assistenza sanitaria, assegno di fine mandato, Vitalizio e oggi Pensione. Per brevità espositiva (si fa per dire, ma l’argomento vi assicuro merita un approfondimento tecnico) non si evidenzia ogni singola voce.Si è passati dalla previsione Costituzionale di Indennità si ribadisce, reperita iuvant, prevista a garanzia del Libero svolgimento del Mandato e nei limiti qualitativi e quantitativo/temporali del medesimo, ad un Vitalizio.Il Vitalizio, e già il nome si discosta molto dalla previsione lessicale voluta dalla Costituzione, «è una “rendita” concessa al termine del mandato parlamentare e che si protrae “vita natural durante” al conseguimento di alcuni requisiti di anzianità di permanenza nelle funzioni elettive.» (WikipediA; ndr.). Non era propriamente una pensione perché l’attività parlamentare non poteva essere assimilata all’attività lavorativa e quindi non rientrante nell’alveo del diritto del lavoro.Finché non venne trovato escamotage.Vitalizio al raggiungimento dei 4 anni, sei mesi ed un giorno.In realtà i vitalizi furono aboliti alla fine del 2011.Ma abolizione tutta all’italiana. Furono sostituiti da una Pensione calcolata con il metodo contributivo. Anche se per ottenerla il requisito di base è rimasto invariato. Sempre il raggiungimento di 5 anni effettivi per questa pensione al raggiungimento poi dei 65 anni di età.Uno studio a riguardo ha stigmatizzato che: «per ogni anno in cui resta in carica oltre i primi 5, il parlamentare può godere della pensione con un anno di anticipo, anche se in nessun caso può iniziare a percepirla prima del 60 esimo anno di eta. In caso di fine anticipata della legislatura le frazioni di anno contano come un anno intero se sono trascorsi più di 6 mesi.» (Fonte Web; ndr.) Dati obiettivi senza velleità populistiche.Ogni mese i parlamentari versano un contributo ad un Fondo parlamentare all’uopo costituito. Ma se l’onorevole non dovesse arrivare a 4 anni, 6 mesi e un giorno non avrebbe diritto a prendere un euro.Perderebbero, quindi, anche i contributi versati.Questi i dati da cui partire per fare una riflessione.Nell’epoca in cui un lavoratore ottiene una misera pensione dopo 40 anni di contribuzione, in cui un lavoratore dipendente deve almeno avere 20 anni di contribuzione per usufruire di una pensione minima, questi “diritti” parlamentari appaiono come privilegi, sperperi inutili di denaro dei contribuenti vessati.Non c’è mai fine al peggio. E abbiamo visto pensionati con una sola legislatura, reversibilità ai coniugi, cumulabilità con altri emolumenti.Quindi si era pensato al taglio dei vitalizi. Per dare un segnale, una inversione di tendenza a un sistema non più etico. La previsione così come congegnata, tuttavia, lasciava adito a ricorsi e impugnative da parte di coloro che, ovviamente, non ci stanno a perdere le prerogative acquisite. Occorre ritornare alla Indennità nel senso Costituzionale del termine, non nel senso lato che ad essa è stato attribuito dai venditori di fumo.È ovvio che l’espletamento del mandato parlamentare comporta una attività a tempo pieno incompatibile con l’attività lavorativa. Occorre prevedere pertanto un gettone di presenza equo e un rimborso spese (vitto, alloggio, diaria, rappresentanza…) opportunamente documentate e che, comunque, non superino un tetto massimo stabilito con legge, a pena di esclusiva sopportazione per chi le ha sostenute.Una Indennità limitata all’espletamento del mandato e per la sola durata dello stesso. La Politica non è un lavoro.E’ una Missione e le missioni si svolgono per passione non perché c’è l’obolo che alletta. Occorre il varo di una legge che elimini pensioni e vitalizi anche per coloro che le hanno maturate stabilendo una norma che preveda da ora per il futuro la corresponsione di un assegno una tantum a ristoro definitivo per i diritti acquisiti che andranno a perdere.Non è quanto ha fatto il governo con le pensioni dopo la sentenza della Corte Costituzionale n. 70 del 2015 che dichiarò l’illegittimità costituzionale del blocco delle rivalutazioni pensionistiche?Il Governo fece un decreto legislativo ed erogò una tantum un assegno ai pensionati a tacitazione definitiva di ogni pretesa.Chi di spada ferisce di spada perisce… Se può farlo il Governo per i pensionati normali perché non lo si può fare per i loro privilegi? Privilegi sì. Reversibili anche agli eredi e cumulabili con altre pensioni. Ciò che turba di più nel sentire queste notizie, mentre le fabbriche delocalizzano, i lavoratori restano senza lavoro, i pensionati scavano dentro i cassonetti della spazzatura, è il perseguimento indefesso e senza etica alcuna di obiettivi di casta senza ritegno e senza vergogna.Ma ad attendere provvedimenti seri ci logoreremo solo il fegato e non ci potremo neppure curare stante i tagli alla sanità!Allora, forse, il Popolo sovrano, stanco di essere costantemente vilipeso, potrebbe avanzare una proposta di legge ad iniziativa popolare.Se poi quella proposta venisse anche recepita nel programma di un partito serio… sarebbe magnifico… Direte: «tra il dire ed il fare c’è di mezzo il mare…»