I GIORNI CONTATI PER IL SEGRETARIO DEL PAPA EMERITO
C’è un grande sentimento di rispetto nei confronti di Benedetto XVI che non è venuto a scemare minimamente anche quando volle compiere il grande passo della rinuncia al papato, in quel giorno dell’11 febbraio 2013. Un rispetto per la sua conoscenza, per la sua cultura religiosa così rara al nostro tempo, per la consapevolezza dei limiti.Benedetto XVI, sfinito ed in assoluta libertà volle dire al mondo, alla cristianità che «per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo».Il Papa che della sapienza aveva fatto missione si era reso conto che «negli ultimi mesi» in particolare quella luce, quella forza era venuta a mancare.In lui era vivo il timore per quel crepuscolo del pontificato di Wojtyla di cui era stato testimone partecipe. Tutto ciò era divenuto l’incubo di quei giorni.La preoccupazione che lo assillava era quella di diventare fragile oggetto di quanti a lui vicino avrebbero potuto manovrare i destini della Chiesa facendosi nuovamente scudo di un Papa indifeso da tutto. Le dimissioni, così fragorose, evitarono quel pericolo che però si è riaffacciato.Adesso come Papa emerito corre il rischio di finire nuovamente in quell’incubo.I fatti di queste settimane lo evidenziano, quel libro realizzato con il cardinale Sarah ne è la rappresentazione dolorosa e concreta. Emerge un tentativo subdolo, non sappiamo certo di quale mondo, ma possiamo intuirlo, di fare uso del Papa emerito per scardinare il cammino intrapreso non dal suo successore ma da quel processo emerso dal Concilio Vaticano II e proseguito con Paolo VI. Non certo una manipolazione ma un tentativo di fare appropriazione con la volontà evidente di mettere poi in difficoltà il suo successore.Tutti tollerato e sopportato fino a quando non si è toccato l’apice con il famoso libro del cardinale Robert Sarah, uscito in Francia il 15 gennaio, che ribadisce l’assoluta indiscutibilità del celibato sacerdotale e che ha visto Benedetto XVI costretto a rinnegare quel che aveva condiviso.Un testo nato e diffuso per portare acqua al mulino di quanti negano la necessità di una evoluzione su un tema così importante.Un testo diffuso in un momento così inopportuno come questo in cui lo stesso Sinodo sull’Amazzonia, l’ottobre scorso, aveva proposto di permettere una apertura verso l’ordinazione sacerdotale di uomini sposati, per compensare la carenza del clero.Oltretutto un Sinodo sul quale la parola finale spetterà a Papa Francesco proprio nei prossimi giorni.Quello del libro pensato e scritto a quattro mani è stato un pasticciaccio nel quale il Papa Emerito è caduto con una facilità disarmante.Di tutto ciò non può esser pesante la responsabilità di quanti sono stati a fianco del Papa Emerito e fra questi in primo il suo Segretario personale, il potente monsignor Gaenswein.Era stato lo stesso Benedetto a nominarlo prefetto della Casa pontificia e Francesco in senso di rispetto per il predecessore lo aveva mantenuto nella carica malgrado i rapporti fossero tutt’altro che idilliaci.Nel Maggio del 2016, c’era stata una dichiarazione di Gänswein, che affermava che non ci sono due Papi, aveva detto, ma «de facto un ministero allargato, con un membro attivo e un membro contemplativo». La risposta, di Francesco, forte, era arrivata un mese dopo, quando rispondendo ai giornalisti, il Santo Padre aveva chiarito: «C’è un solo Papa. Il Papa emerito è per me un nonno saggio. Mai dimenticherò il discorso ai cardinali del 28 febbraio: tra voi c’è il mio successore, prometto obbedienza. E lo ha fatto. Ho sentito che alcuni sono andati là a lamentarsi del nuovo Papa e li ha cacciati via». Scaramucce che erano proseguite fino allo scorso anno con la pubblicazione degli «appunti» di Benedetto XVI sulla pedofilia nel clero, proprio pochi mesi dopo l’incontro mondiale sugli abusi voluto da Francesco. Ma è il libro sul celibato a scatenare le ira di Francesco. Gänswein resosi conto di aver superato il limite ha provato a rimediare, ma il guaio ormai era compiuto ed il rimedio è sembrato peggio del male. Adesso arrivano voci di allontanamenti e la Santa Sede smentisce provvedimenti formali, ma è difficile pensare che per Gänswein non si stia pensando a un nuovo incarico.
