L’ATALANTA, DI MISURA MA SENZA PROBLEMI, PASSA A FIRENZE E VOLA VERSO LA CHAMPIONS
Il primo pomeriggio del sabato in genere presenta incontri non proprio esaltanti nelle premesse, una specie di “appetizer” in vista delle abbuffate con i piatti forti sparati quasi sempre in prima serata tra sabato e domenica. Poi come si sa più di una volta l’attesissimo big match risulta una palla mostruosa e invece la partita nascosta sotto il tappeto regala emozioni e divertimento. Che poi è quello che salva ancora il calcio: sulle classifiche finali, almeno a queste latitudini, le sorprese non sono ammesse, ma sulla singola partita si può trovare la gemma in mezzo alla cenere, vedi Roma-Bologna di ieri sera, partita veramente divertentissima (anche se ovviamente i tifosi giallorossi non saranno d’accordo). Stavolta invece Fiorentina-Atalanta di motivi per sperare in una partita davvero bella da guardare ne aveva “a mazzi”: la rivalità ormai conclamata tra squadre e tifoserie; il “sapido” scambio di cortesie tra Gasperini e chi gli stava accomodato dietro (in parterre di tribuna) durante la recente partita di Coppa Italia; la settimana appena passata con Rocco lancia in resta contro Juventus, arbitri e palazzo, tre entità comunque, come si è visto, forti di loro e ben difese dai media nazionali (del resto dare soccorso al potente, come è notorio, è specialità nazionale) e quindi manovra che è apparsa sicuramente genuina ma in stile Don Chisciotte o lì nei paraggi; e infine, ma forse soprattutto, la brillantezza in campo delle due squadre: una ormai conclamata, quella dell’Atalanta, e una in divenire, quella viola. Ed in effetti la partita prendeva subito una bella piega già dall’avvio: Atalanta con supremazia territoriale, un po’ per potenza di fuoco (e del resto se tra le due squadre in classifica corrono 14 punti un motivo ci sarà) ma un po’ anche perché la partita che piace alla Fiorentina, ormai si è capito, è quella: stare in trincea a soffrire e poi sfruttare quel bel prato verde spalancato quando c’è la possibilità. Nel primo tempo, almeno fino alla mezz’ora, la squadra di Gasperini questa possibilità la concedeva pochissimo per lo strapotere fisico dimostrato in ogni zona del campo, e dunque la Fiorentina si doveva più che altro affidare alle invenzioni di Castrovilli, subito pronto malgrado le due settimane di stop forzato. Se si guarda alla occasioni da gol comunque un primo tempo a favore dell’Atalanta sì, ma non squilibrato clamorosamente. Certo la palla sciupata da Pasalic (tiro scoccato in solitudine dal centro dell’area) dopo una azione meravigliosa di tutto il reparto offensivo era bella grossa, però anche Cutrone si presentava solo davanti a Gollini con il portiere atalantino bravo a chiudere in uscita bassa. Insomma uno 0-0 alla fine del primo tempo non sarebbe stato un furto da parte di una Fiorentina comunque compatta e ottima davvero nel pacchetto arretrato, con nota di merito particolare per l’ultimo arrivato Igor (davvero un bello spettacolo di potenza e concentrazione il brasiliano arrivato dalla Spal) e invece a dieci minuti dalla fine del tempo Federico Chiesa si inventava un bel tiro da fuori che, grazie anche ad una parabola un po’ strana, beffava Gollini finendo nell’angolino sinistro. Premio come si diceva un tantino eccessivo per quanto visto in campo, ma non proprio un furto. Dunque il secondo tempo iniziava con le premesse migliori per la Fiorentina, ma solo in teoria… Eh già, perché quella è l’Atalanta cioè una delle squadre più “terrorizzanti” d’Europa quando decide di cambiare marcia. E in effetti ci voleva veramente a realizzare che, dal calcio di avvio della seconda frazione in avanti, sisarebbe trattato di un monologo neroazzurro. A ondate, e tenendo praticamente sempre la palla tra i piedi, l’undici di Gasperini “esondava” nella metà campo viola. Appena quattro minuti per il pareggio costruito da un’azione dei “tre tenori” Ilicic-Gomez-Zapata, con quest’ultimo che andava a segno dopo che Dragowsky aveva salvato miracolosamente sul Papu. Poi poco oltre la metà del tempo il vantaggio con un tiro da fuori di Malinovsky (subentrato da poco a Pasalic) dove invece lo stesso Dragowsky era particolarmente goffo nel tuffo sulla sua sinistra. Ma al di là dell’occasione particolare la sensazione è che l’Atalanta avrebbe potuto segnare a piacimento, era solo questione di pigiare il piede sul gas. Iachini provava ad inserire Vlahovic, il quale si batteva anche bene e creava in solitaria una buona occasione, però attualmente, con l’organico ancora non corroborato dal nuovo arrivo Duncan e sempre in attesa di Ribery, la Fiorentina è questa. Una squadra sicuramente migliore della posizione che ha in classifica, ma ancora ben lontana da un’Atalanta lanciatissima verso un’altra qualificazione Champions. Il finale di gara riservava solo un gran numero di falli da una parte e dall’altra ma nessuno azione degna di nota, con l’Atalanta che come detto andava in “amministrazione controllata” e traghettava senza problemi il 1-2 fino al fischio finale, pregustando già lo scontro diretto con la Roma di settimana prossima, da giocarsi davanti ad uno stadio probabilmente bello pieno e bello carico. Ben diverso il futuro immediato della Fiorentina: una non eccitantissima trasferta a Genova con la Samp, che però dovrà essere affrontata con la massima concentrazione possibile, non tanto per irreali pericoli di essere coinvolti in zona retrocessione, quanto per dare un senso ai lunghi mesi che ci separano dal prossimo ritiro. Momento in cui davvero si vedrà la prima Fiorentina targata Commisso, fatta e finita.
