OPINIONI, OPINIONISTI E LUOGHI COMUNI, MA COERENZA ZERO

Ognuno cerca di fare il proprio mestiere, anche gli opinionisti, le cui opinioni, le cui critiche, vanno rispettate, soprattutto se provengono da grandi professionisti, e da autorevoli giornalisti.Detto questo e confermato che ogni opinione ha il sacrosanto diritto di cittadinanza , facciamo fatica però a non constatare come, tale opinioni, spesso e volentieri, abbiano coerenza zero, limitandosi a sostenere tutto e il contrario di tutto. In questi giorni la critica sportiva, ha in maggior parte criticato Conte, dopo la sconfitta di Roma con la bella squadra di Inzaghi: fa parte del gioco, quello del calcio poi, così poco equilibrato nei giudizi, si presta ancor di più: se vinci gli elogi si sprecano, se perdi le critiche non ti risparmiano. Si dirà, sono professionisti così profumatamente pagati che possono tranquillamente resistere e coesistere a tali pressioni che siano denigratorie o adulatorie, e in questo conveniamo. Conveniamo meno nella necessità di voler trovare sempre, a tutti i costi, un terreno fertile, di cercare la critica a prescindere, di sostenerla in tutti i modi, e soprattutto di legarla sempre, al risultato finale: contano solo i risultati, mai le prestazioni, è così da sempre, nessuna pretesa di cambiare il modus operandi, solo il tentativo di stigmatizzarne, alcuni, e smascherarli. Il calcio non ha prove contrarie, quindi, a fine gara si può dire tutto, un esempio semplice: un allenatore fa dei cambi durante la partita, vince, e … ha indovinato i cambi, perde, e li ha sbagliati, questa è la filosofia, il teorema, e da lì non si esce. Un vecchio allenatore, alla domanda in sala stampa di un giornalista che gli chiedeva: “complimenti mister, lei questa volta ha indovinato tutti i cambi,” rispose così: “ grazie, ma probabilmente allora prima avevo sbagliato la formazione”. Nessuno ha tempo e voglia di fare un’analisi più tecnica: “ in effetti mister il cambio ci stava tutto, ma poi chi è entrato ha giocato male e ha vanificato tutto”, non se ne parla, se il cambio produce un risultato è indovinato, altrimenti sbagliato.E già il concetto usato di “ indovinato” la dice lunga sulla voglia di entrare in dettagli tecnici, e sulla considerazione che si ha su chi lo opera. Quindi tornando a Conte: perde con la Lazio e per la prima volta, dopo 24 giornate , non occupa ne’ la prima ne’ la seconda posizione, può succedere.Ecco invece, l’analisi spietata di un critico della carta stampata : “ se il campionato finisse oggi, Conte sarebbe solo terzo, quindi il solito piazzamento Champions, come gli anni precedenti che non giustifica i grandi investimenti fatti quest’anno”.Questa la “ lucida” e diremmo noi, anche pusillanime analisi. Nelle 24 giornate precedenti, ovviamente, nessuno ha mai fatto l’osservazione opposta: se il campionato finisse oggi Conte avrebbe vinto lo scudetto al primo anno, come successo con Juve e Chelsea.Altra osservazione arguta della settimana: “ è assodato: l’Inter perde gli scontri diretti, è già successo con Juve, Barcellona, Dortmund e ora la Lazio, ed ora non ha più nemmeno la miglior difesa.Poco importa se con la Lazio e il Dortmund l’Inter, in realtà, li ha pure vinti, e con la Juve deve ancora giocarne uno, e che nelle ultime tre partite di campionato ha giocato senza portiere titolare.Ci si impossessa del dato statistico momentaneo, che esprime solo un numero, che non rispecchia nulla della situazione, e si preferisce fare passare questo messaggio ai lettori, agli sportivi, e spesso e volentieri, ci si riesce, e badate bene non è, come qualcuno può pensare, una scelta editoriale politica, o di parte, o voluta dal giornale, o almeno non sempre, è la posizione del momento del critico che sembra scovando un numero, abbia trovato improvvisamente un asso di briscola da poter giocare sul tavolo della critica.Tutto quello che serve per portare acqua al proprio mulino viene utilizzato, e nulla importa se sono solo considerazioni parziali e numeri momentanei. Opinionista, significa avere un opinione, e precisamente essere chiamato ad esprimerla in pubblico, davanti ad una platea, o tramite giornali o media, ma serve soprattutto che questa opinione venga veicolata, che attecchisca, altrimenti non sei considerato un opinionista di grido. Ovvio che chi viene pagato per fare opinione, non viene pagato per dire cose banali, quelle le sanno dire tutti, quindi serve portare avanti concetti forti, provocazioni, che si possano ripetere e che anzi diventino un dogma, tanto poi alla prima vittoria rigirare tutto e sostenere il contrario di quanto detto prima, non costa nulla. “Conte in campo internazionale non è adatto” anche questo luogo comune è stato passato, detto e coniato, soprattutto per il suo passato alla Juve, dove vinse 3 scudetti ma non vinse la Champions, che in realtà poi non vinse nessuno, per ora, dei suoi successori. Peccato che Conte, come Ct azzurro ha disputato gli Europei di Francia 2016, ereditando una Nazionale dalle ceneri del mondiale brasiliano, perde una sola partita, con l’Irlanda, ininfluente perché già qualificati, batte la Spagna, e si arrende ai quarti alla Germania ai calci di rigore: era la Nazionale più forte di sempre…con un attacco atomico Zaza, Pelle’ ed Eder…, parlando di luoghi comuni. “Conte altro non è che un contropiedista, gioca solo di rimessa, è ancorato al suo 3-5-2, e non cambia mai sistema di gioco”. Dopo una partita persa, la frase ricorre spesso. Può anche essere vero, ma servirebbe la prova contraria che cambiando, o avendo cambiato, il risultato fosse stato diverso, questo non avvera’ mai, eppoi a noi sembra logico che se un tecnico su 11 gare in trasferta ne vince 9, pareggiandone 2, si affidi al modulo che lo ha portato fino a lì.Se però la 12a la perde, per motivi che, probabilmente, con il modulo non c’azzeccano nulla, ecco che scatta la domanda e con questa la critica, delle 100 pistole sul modulo. Poco importa se Conte con la Juve, dal settimo posto ereditato porto’ i bianconeri a 3 scudetti consecutivi, ma senza Ronaldo e Higuin e Dybala, ma con Matri e Giaccherini.Che poi andò al Chelsea e vinse al primo anno Premier con due turni di anticipo, venendo eliminato agli ottavi in Champions dal Barcellona.Il secondo anno, sicuramente più deludente, vince comunque la F.Cup, che in Inghilterra vale molto di più della nostra coppa a Nazionale, e con il mercato mezzo chiuso, giocando e rivalutando Alonso, Moses, Williams, e con Hazard venduto a milioni al Barcellona.Finché Conte non vincerà una coppa Europea o farà, almeno, tre finali, il luogo comune rimarrà. Arriva Eriksen e, secondo la critica più agguerrita, avrebbe dovuto metterlo subito in campo, cosa che normalmente non fa quasi nessun allenatore, ( basterebbe questo a chiedersi il perché) e questo avviene perché si cerca di proteggere l’investimento della Società, sapendo che un giocatore che arriva da un altro campionato , da un altro mondo, calcisticamente parlando, dove stava giocando poco, non potrà mai avere la condizione giusta, l’intensità necessaria per fare subito la differenza, e neanche riuscirà ad integrarsi subito con i compagni, ecco quindi che si cerca di dosarlo e inserirlo un po’ alla volta, cose normalissime e logiche (Sarri ha spiegato che senza l’infortunio di Chiellini, l’inserimento di De Ligt, sarebbe avvenuto piano piano, proprio per dargli il tempo di ambientarsi). Se questo avviene con il Milan, una partita alla fine vittoriosa, allora zero critiche, zero considerazioni negative, se però arriva con la Lazio, una partita persa, ecco allora il fuoco a raffica dei nemici, che, ovviamente, non si preoccupano di chiedere come sta, e come mai viene impiegato così, assolutamente, loro sanno già tutto e quindi ecco l’equazione: Eriksen non può giocare negli schemi di Conte, quindi dovrà cambiare modulo di gioco per inserirlo.Addirittura si è arrivati alla cattiveria di far notare che da quando Eriksen aveva lasciato il Tottenham, la squadra aveva vinto 3 partite a fila, ovviamente nessuno poi ricorderà che in seguito ha perso in casa la gara di Champions e il derby con il Chelsea. Sul ruolo del danese, in realtà, la cosa, poi non è inventata: tutti sanno che avrebbe voluto Vidal, già a conoscenza dei suoi metodi-schemi e quindi più facilmente inseribile, ma questo non vuol dire che Conte non volesse Eriksen, se la Società gliela preso, sicuramente, a Conte stava bene, pur sapendo che avrebbe faticato di più ad inserirlo. Quattro giorni dopo in Europa League, partita con il quoziente di difficoltà pari a zero, o giù di lì, Conte lo fa partire titolare assieme ad altri che giocano meno, Eriksen gioca una partita ordinata, niente di trascendentale, ma fa il gol vittoria e coglie una traversa, ecco che scatta il titolone: “Eriksen si prende l’Inter” e altre amenità , in realtà Conte non si esalta, dice che ha fatto benino ma che deve aumentare l’intensità, però la vittoria consente alla sua prestazione un giudizio molto positivo (Guardare la prestazione?, neanche per sogno, l’equazione è se vinci e fai gol, hai giocato bene per forza). In uno staff tecnico di una squadra lavorano talmente tanti e bravi professionisti che appena arriva un giocatore nuovo, di lui e dei suoi muscoli, conoscono vita morte e miracoli, della sua condizione atletica e mentale, hanno test, hanno gps, controllano l’acido lattico, i tempi di recupero, che, a noi verrebbe tranquillamente da dire, ci si può fidare, se lo utilizzano o tardano ad utilizzarlo, è perché hanno fatto, assieme al tecnico, tutta una serie di valutazioni professionali, che dovrebbero essere tenute più in considerazione da chi fa l’opinionista, il cui intento, a fine partita, è sempre lo stesso: se si è vinto, cavalcare la vittoria con elogi sfrenati, se si è perso catturare l’attenzione con critiche al vetriolo, pur di fare provocazioni, anche se questo non trovano alcun fondamento logico e professionale. A volte, un esamina di una gara è più facile di quello che sembra: Lazio-Inter, è andata come è andata per un motivo semplice, all’Inter mancava il portiere titolare, Handanovic, il capitano, e il sostituto non era all’altezza, ( lo si era visto anche nel derby), la difesa ne ha risentito perché non ha dato sicurezza: questo è il vero motivo della sconfitta. E se nel derby fu fatta una grande impresa, pur andando sotto di due gol ( errori di Padelli), con la Lazio, che è sicuramente una squadra più forte, non c’è stata la possibilità di recupero.Poi si perde e si vince anche per piccoli dettagli, ma in quella gara, il portiere titolare non è stato un dettaglio.Però tutta la settimana si sono sprecate critiche sul gioco, sullo schema tattico, sui cambi , sulla mentalità e tante altre cose, che sono sembrate veramente pleonastiche, fuori luogo prevenute e tendenziose. Quando un allenatore fa i cambi, li pondera, li pensa, li valuta e li rivaluta, poi certo, a volte sono risolutivi, e a volte no, perché poi subentra l’imponderabilità del calcio che rende questo gioco, spesso, impronosticabile. I ragionamenti fatti per Conte, ovvio, si potrebbero fare anche per Sarri, pure lui criticato, poco convincente, e dopo la sconfitta di Verona in effetti così e’ stato, ma pure lui sta cercando di trovare un giusto equilibrio fra le sue idee talebane, e i suoi tanti campioni solisti, non è facile, ma chi può dire che non possa trovare l’alchimia giusta a Marzo, mese cruciale, assieme ad una condizione ottimale di tutta la squadra, che fin d’ora ha faticato, ma che è pur sempre in linea con gli obiettivi stagionali, e vincere magari il triplete? In questo caso si sarebbe trovato il nuovo messia in casa bianconera, mentre in caso di débâcle, invece, si troverebbe facilmente l’unico responsabile da lapidare ed esporre subito al pubblico ludibrio. Servirebbe più rispetto, noi crediamo, del lavoro di professionisti seri e preparati, che andrebbero giudicato non solo e sempre da un risultato obiettivo, che conta, ovvio, ma non sempre racconta la bontà del lavoro svolto, ma da un lavoro di una stagione o di più stagioni, servirebbe equilibrio, saper accettare che spesso la sconfitta o la vittoria arrivano per un episodio imponderabile e non programmabile o allenabile, quindi di conseguenza, servirebbe evitare di innalzare alle stelle il vincitore e ricoprire di letame il perdente, che è solo il non-vincitore. L’esempio clamoroso di quello sopra detto è Gasperini: arrivò all’Inter con il suo credo calcistico, difesa a tre, e tantissima intensità in allenamento, sembrava un eretico, dove regnava la difesa a 4 del mitico triplete, fu fatto passare per un eretico, dalla critica, Moratti abbocco’ e lo licenzio’in pochi mesi.E i critici che lo fecero licenziare a Milano sono sempre quelli che adesso lo esaltano e inneggiano a lui sul suo carro ( tranquilli, il posto lo hanno trovato). Gasperini per portarsi all’Inter il suo fido secondo che aveva a Genova, Juric, litigo’ pure con Preziosi.A distanza di qualche anno oggi Gasperini è di gran lunga il tecnico migliore che abbiamo in Italia, e Juric il miglior tecnico emergente. Ma la lezione non è servita a nessuno. Fortunatamente, spesso i tifosi, sono più pacati e attenti degli stessi opinionisti: noi crediamo che se, ad esempio, si chiedesse a 100 tifosi interisti se sono contenti della stagione della loro squadra, 95 risponderebbe si, a prescindere da come finisse. Il tifoso interista viene da 10 anni senza vittoria, da due cambi di proprietà, e da piazzamenti in campionato, rimediati, ma mai competitivi, con la squadra che finiva sempre anni luce lontana dalla Juventus, eterna rivale. Conte ha cambiato, sta cambiando, questo trend, la Società lo ha seguito, ha fatto investimenti importanti ed altri ne farà, è riuscita a rientrare nei vincoli del FPF, che tanto condiziona ogni società, e in questa stagione, ha iniziato un percorso di crescita, che, nella peggiore delle ipotesi, potrebbe portare anche a non vincere nulla: strappare lo scudetto alla Juve ( o anche alla Lazio) è sempre un’impresa titanica, la finale di Coppa Italia, oltre che compromessa dalla sconfitta con il Napoli, sarebbe con ogni probabilità, ancora con la Juve, e vincere l’Europa League è complicatissimo, quindi per gli opinionisti di turno, sarebbe facile sentenziare: stagione fallimentare. “L’Inter ha speso 150 milioni , se arriva terza, tanto valeva tenere Spalletti che di certi investimenti non ha potuto godere”.Altra frase fatta e subito veicolata, pronta all’uso, in caso di “ zero titoli”. Ma l’Inter, senza questi investimenti sarebbe ancora a -20 dalla Juve, e non a -3, ed essere stata per lungo tempo in testa o a pari merito, che nel frattempo, pur essendo già la squadra più forte, non è rimasta a guardare, ha registrato un -107 di saldo negativo in campagna trasferimenti, e ha fatto un aumento di capitale di 300 milioni di euro, destinati alla sola parte sportiva, l’Inter per cercare di stringere la forbice, non poteva solo assumere a Conte, che è già di per se’ un valore aggiunto, doveva investire, e deve continuare a farlo, perché certe distanze non si colmano con i propositi, ma con i campioni.Spendere 150 milioni era il minimo che doveva fare, se poi si pensa che l’Inter ha ancora Icardi che se riscattato porterebbe solo lui 70/75 milioni, si capisce che alla fine non sono state fatte pazzie, ma solo cose logiche, anticipando l’investimento su Lukaku, prima di vendere Icardi, che cercava e ha cercato di tenere la Società in scacco per farsi vendere, al minor prezzo, alla Juve a cui sua moglie-manager si era promessa, nel “patto di Ibiza”. Vedrete che però, questo luogo comune, queste cifre buttate lì, senza conoscere ed informarsi, saranno sicuramente veicolate, se serviranno. Per il tifoso interista, invece, crediamo, che così non sia: Conte ha ridato dignità all’Inter, gli ha restituito credibilità, ora non arriva a -20, ora non raggiunge il quarto posto solo dopo gli incubi dell’’ultima giornata, ora non viene eliminata presto sia in Coppa Italia che in Europa League, certo il passaggio del turno in Champions sarebbe stato importante: ma anche in questo serve tempo: partendo un anno dalla quarta fascia e uno dalla terza, è sempre molto complicato, serve fortuna nel sorteggio, cosa che l’Inter non ha avuto, ma serve anche imparare, crescere, e giocare bene, soprattutto abituarsi a giocarle le partite decisive, e qui, i neroazzurri, qualche colpa l’hanno avuta e pagata cara. Ora sanno che l’Inter c’è, ha una Società forte che investe, e ha un tecnico capace-tenace, antipatico, forse, lamentoso anche, ma che non molla mai, e che difficilmente andrà via dall’Inter senza vincere nulla, si è tracciato una strada, la vittoria arriverà, e le critiche poi diventeranno applausi.Perché così…fan tutti, gli opinionisti.