ELEZIONI AD AMBURGO. COSA RAPPRESENTA IL TRIONFO DEI VERDI

ELEZIONI AD AMBURGO. COSA RAPPRESENTA IL TRIONFO DEI VERDI

Amburgo, Città Stato della Germania che conta, per tradizione quasi millenaria. Una di quella sessantina di città anseatiche tedesche che hanno avuto un peso determinante nel gestirne i commerci.  Un’alleanza (Hansa) transnazionale, affacciata sui mari del nord, capace di gestire gli affari dei propri membri al di là dei poteri dei governi. Lì i socialdemocratici dell’Spd vantano una tradizione mai scalfita di egemonia, contando negli ultimi anni, sull’appoggio dei Verdi. Roccaforte tutta da espugnare, per le nuove destre della AfD, con malcelate simpatie neonaziste che parevano ovunque in ascesa.  La roccaforte ha resistito e soprattutto la macchina da guerra della nuova destra ha innestato la retromarcia, sfiorando l’esclusione dal parlamento del Land. Ma non è questo l’elemento più rilevante, o comunque non il solo, anche se questa pareva essere la posta in gioco principale. Innanzitutto va segnalato che la tenuta della Spd, che ha fatto gongolare i suoi leader pronti a ben peggio, indica una perdita del 7% dei consensi (rispetto al precedente 37%). Un bel passo indietro. Anzi, stando puramente ai numeri, un passo indietro superiore a quello registrato dai democristiani della Cdu che perdono “solo” il 2% rispetto al 13 delle passate elezioni. C’è però una differenza fondamentale. Il passo indietro dei socialdemocratici permette loro di rimanere coi piedi ben saldati al primo posto della classifica con un punteggio che su scala nazionale neppure se lo sognano. Il passo indietro dei democristiani rappresenta una caduta nel baratro che già si profilava dietro le loro spalle. Si accompagna inoltre allo scivolamento dei tradizionali alleati liberali. Mentre sul fronte opposto è il trionfo dei Verdi, alleati della Spd, che raddoppiano i voti oltrepassando il 23%. E pure la sponda di sinistra (i Linke) guadagna qualcosa, avvicinandosi al 10%. Tre quindi, i temi su cui riflettere. In primo luogo va capito che l’onda di destra che si era fin qui profilata minacciosa può essere tenuta sotto controllo. Quanto meno in un contesto urbano dove una componente di povertà periferiche e rurali, bacino di utenza della Afd, è fisiologicamente assente (i confini del land sono quelli della città di Amburgo). Pare che sia stata importante la strage di un neonazista ad Hanau, contro locali frequentati dai turchi, per risvegliare uno spirito democrarico che pareva sopito. In secondo luogo è una conferma, qui come altrove, che per la Cdu del dopo Merkel suonano campane a lutto. La presunta delfina aveva già rassegnato le dimissioni prima delle elezioni e il partito pare trovarsi allo sbando tota. Con le relative conseguenze, non solo nazionali, ma anche nella Ue, dove il declino della leadership tedesca sta risvegliando le ambizioni egemoniche di un Macron che pure in patria non sta granché bene. L’infausta e breve alleanza con la AfD in Turingia col supporto delle mosche cocchiere liberali, per quanto sconfessata dalla Merkel, non ha portato fortuna. Ma soprattutto balza agli occhi il trionfo dei Verdi. Certo i confini tutti urbani del land potrebbero averli favoriti. Ma la crescita è stata tale da confermare l’ipotesi che, nella crisi dei partiti tradizionali, possano essere loro ad impadronirsi progressivamente di un elettorato socialdemocratico sempre più in libera uscita. Li potrebbe sempre di più favorire una sensibilità storica della cultura tedesca in materia ambientale. Ma soprattutto la loro capacità di configurarsi progressivamente come un partito pigliatutto. Che come la Spd di Bad Godesberg si rivolge a chi è interessato alla salvaguardia del presente e propone una solidarietà longitudinale con le generazioni future, a dispetto di chi  vorrebbe vedere le generazioni in conflitto tra loro. Come scritto a Bad Godesberg un messaggio rivolto a tutti gli uomini di buona volontà. E chi non lo è?