OCCHIO, È LA NOSTRA VIA APPIA ANTICA

OCCHIO, È LA NOSTRA VIA APPIA ANTICA

Il percorso degli antichi borghiOCCHIO, E’ LA NOSTRA VIA APPIA ANTICA Avete visto a Presa diretta il servizio sul progetto di riattivare la via Appia antica da Roma fino a Bindisi? E’ un percorso archeologico altamente istruttivo, insinuato fra terreni costellati di importanti resti monumentali dell’antichità. Sarebbe anche una risorsa economica per tanti comuni di ben quattro regioni (tutte di sinistra): Lazio, Campania, Basilicata e Puglia. Attualmente è sottoposto – a tratti – a un feroce degrado che Franceschini sta cercando di combattere con un primo stanzamento di 200 milioni, finalizzaro a rendere sensibili le molte amministrazioni coinvolte, nonché percorribile l’affascinante via romana, a piedi o in bici. Per il Sud è molto. Questa iniziativa si deve allo scrittore, giornalista e soprattutto grande pedalatore di Repubblica Paolo Rumiz che con il suo incessante interessamento nei confronti della via Appia Antica – percorsa interamente in bici nel 2015 – ha reso comprensibile quella che inizialmente era solo l’idea di qualche bravo archeologo. Rumiz è triestino, averlo scrittore, se non altro, attenua il senso d’inutilità che bolla la Grande Guerra. Ebbene, Milano deve trovare il suo pigmalione politico, il suo Franceschini, il suo Rumiz, giacché ancora la città non ha compreso di possedere una illustre via dei borghi antichi più unica che rara, per una metropoli, con analogo, enorme significato pedagogico e culturale radicato nelle ere più lontane e monumentalizzato da un urbanesimo di prim’ordine in specie dal Medioevo in poi. Purtroppo è necessario mettere nel conto che abbiamo a che fare con un ceto politico caratterizzato da grande ignoranza, scarso amore per la città e per il bel Paese, che con la scusa del business non comprende e odia la complessità culturale della città.