L’EMERGENZA COME PRESA DI COSCIENZA

Io penso, nel mio piccolo e incompetente, che le misure adottate siano necessarie, ho fiducia, e tra i silenzi, adottati da alcuni paesi, in nome della economia, e la salute, io preferisco la seconda. Sempre troppo poco si fa in questo senso sotto il ricatto del lavoro. Però questa chiusura del comparto spettacolo per l’emergenza virus, purtroppo funziona anche come cartina di tornasole. Ci ricorda quanto fragile sia il nostro lavoro. Questo è sicuramente un disastro economico per tutti, ma per qualcuno sembra esserlo di più. Sono certo che i negozi , le trattorie e persino le Borse, si riprenderanno quando l’emergenza finirà, ma il Teatro aspetta da una vita una legge che lo regoli e lo aiuti, il Cinema è in perenne crisi, il FUS viene tagliato un giorno sì e l’alto pure, e alla prima crisi i primi tagli vanno allo spettacolo. Questa sciagura che colpisce chi ci lavora ma che dovrebbe essere incomprensibile per qualsiasi figlio di questo paese delle Belle Arti, dei Beni Culturali più importanti del mondo, delle città simili a un museo a cielo aperto, di Caravaggio, di Leonardo, di Pirandello e Fellini, ci insegue da sempre. Non resta allora che sperare che il dopo emergenza funzioni come nuova presa di coscienza , come nuovo punto di partenza per una nuova concezione del nostro lavoro, che diventi una bella occasione, insomma, ma ci credo poco….