ORA IL VIRUS E’ QUI IN GIRO, COME LA SIGARETTA, MA IO LO SO

ORA IL VIRUS E’ QUI IN GIRO, COME LA SIGARETTA, MA IO LO SO

Con il virus come con la sigaretta, bisogna farne un fatto personale. Bisogna trasformarlo da minacciosa entità a un nemico che combattiamo o quantomeno a un tipo che ci sta sul cazzo. Allora uno può dirgli: “Virus, vaffanculo. Vorresti venirmi vicino, lo so, ma non mi freghi”. Come con la sigaretta quando, oltre dieci anni fa, la vidi per la prima volta oltre che fumarla. La vidi accanto a me silenziosa come al solito ma concreta. C’era, c’era eccome. Ce ne era un intero pacchetto sulla vecchia madia del salotto. E c’era la scatola di legno piena di accendini multicolore. Eppure in anni e anni di vita da fumatore non l’avevo mai identificata con nome e cognome: sigaretta. Ecco la svolta, io sono io e tu non sei proprio niente. Ti ho visto, ti ho riconosciuta. Vorresti fregarmi eh? Vorresti che io distrattamente ti sfilassi dal pacchetto, ti accendessi e aspirassi il tuo veleno? Vorresti che dessi ascolto alla parte cedevole di me, alla mia zona laisser faire, alla mia falsa distrazione, al mio “lo faccio domani”…. Ma ora ci sono io, ti ho visto e ti dico no. Con il virus, cara sigaretta, è la stessa cosa. Come te sta zitto. Più di te mi cerca. Come te è pronto ad attaccarsi al mio corpo e ai miei polmoni. E più di te vorrebbe farmi fuori, senza neanche la maschera di un piacere consumato, di una voluta di fumo azzurrino dopo il pranzo, col caffè. Senza un amore. Ma tu, sigaretta, mi hai fatto scaltro e io, come con te, l’ho visto, l’ho riconosciuto. Ora il virus è qui in giro ma io lo so. Vorrebbe me ma…io non voglio lui. (ps. trasformarlo in sfida può essere anche un modo di passare il tempo )