CORONA VIRUS. ISRAELE PUNTA SUL GRANDE FRATELLO.
Aumenta lo stato d’allerta in Israele. Nonostante il numero dei contagi sia ancora relativamente basso, 450 per una popolazione di 9 milioni di abitanti, nessuno si fa molte illusioni e i vari modelli statistici parlano di 2-3 mila casi effettivi. Una delle maggiori preoccupazioni del governo è quello di non paralizzare completamente l’economia, ed è questa la ragione principale per la quale non è ancora stato dichiarato il blocco totale del paese. La soluzione adottata dalle autorità sanitarie e avallata dal governo è dunque quella di monitorare gli spostamenti ed i contatti di tutti coloro che sono stati colpiti dal virus o sono venuti in contatto coi possibili portatori. A tale scopo verranno usate delle tecnologie usate fino adesso solo per scopi di anti terrorismo. Si pensa che un provvedimento del genere sia più efficace di un blocco totale e riesca a individuare la maggior parte dei portatori della malattia. In questo modo si eviterebbe un controllo a tappeto di tutta la popolazione e l’inevitabile intasamento delle strutture sanitarie. Israele dispone in totale di un pò di più di 36 mila posti letto, un numero chiaramente insufficiente nel caso il numero dei contagi aumentasse in maniera esponenziale. C’è molta polemica nel mondo politico sul metodo con il quale sono state approvate queste drastiche misure e sul fatto che la Knesset non abbia potuto emanare una legge che regoli il controllo dei dati e garantisca la privacy del cittadino. In pratica le disposizioni sono state varate dal governo dopo un consulto telefonico fra i vari ministri. Nonostante agli inizi della pandemia Israele si sia dato da fare e sia stato il primo paese a chiudere ermeticamente le proprie frontiere, si ha l’impressione che gli ospedali siano a corto di macchinari e mezzi di protezione per il personale medico. Anche se fino ad oggi non ci sono stati ancora decessi dovuti al virus nessuno si fa molte illusioni e si parla apertamente di scenari che possono arrivare a migliaia di vittime. La situazione è attuale è paradossale: proprio nel momento in cui è necessario avere un governo solido e stabile che sia in grado di guidare il paese in maniera chiara e razionale, Israele è nel pieno delle trattative per formare un nuovo esecutivo dopo la terza tornata elettorale in poco più di dodici mesi. Uno scenario assurdo. La nota positiva è che il sistema sanitario nazionale è completamente centralizzato ed esiste uno stretto collegamento fra tutte le strutture: ospedali, mutue, ministero ecc. Tutto questo non basterà certo ad evitare l’espandersi del contagio, ma la sensazione è che la situazione non sia ancora scappata di mano, almeno per il momento.
