CORONAVIRUS, ALTRO CHE COMPLOTTI: IL PROBLEMA CHE SIAMO TROPPI E TROPPO AVIDI
Davanti al diffondersi di nuove e spaventose malattie, oltre all’urgenza di sapere se si riesca a trovare un rimedio, c’è anche l’urgenza di capirne le cause. Questa urgenza rende comprensibile, sebbene non condivisibile, la diffusione di quella che chiamo“complottologia”, risposta semplice a un problema complesso. E’ stato così ai tempi dell’Hiv, è così ora con ilCoronavirus. Se il primo venne capito in tanti salotti ufficiosi come il prodotto di un laboratorio statunitense che da qualche località africana rimasta segreta è improvvisamente sfuggito al controllo delle fialette, anche questa volta si è sussurrato che il coronavirus sarebbe fuggito da un laboratorio cinese, dove si studiava o testava una nuova arma. L’ottimo volume di un giornalista americano, David Quammen, intitolatoSpillover, è un valido antidoto a queste semplificazioni. Il libro, pubblicato da Adelphi nel 2017, arriva ora in eBook. Quammen pone al centro di tutto il rapporto trauomoeambiente. I virus esistono da tantissimo tempo, non sono il prodotto di questo nostro mondo industriale, o post-industriale. David Quammen ha seguito per anni i cacciatori di virus, entrando nelle grotte dellaMalesiasulle cui pareti vivono migliaia di pipistrelli, o nella foresta pluviale delCongo, alla ricerca di rarissimi e apparentemente inoffensivi gorilla. Si tratta però di uno degli animali-veicolo dei virus, quali sono anche i maiali, le zanzare o gli scimpanzé, potenziali vettori della prossimapandemia: basterà un piccolo spillover per trasmetterli all’uomo. Intervistato in questi giorni daWired, Quammen sulla situazione attuale tra l’altro ha affermato: “Non possiamo uscire da questa situazione, da questo dilemma: siamo parte dellanatura, di una natura che esiste su questo pianeta e solo su questo. Più distruggiamo gli ecosistemi, più smuoviamo i virus dai loro ospiti naturali e ci offriamo come un ospite alternativo.Siamo troppi– 7,7 miliardi di persone – e consumiamo risorse in modo troppo affamato, a volte troppo avido, il che ci rende una specie dibuco neroal centro della galassia: tutto è attirato verso di noi. Compresi i virus. Una soluzione? Dobbiamo ridurre velocemente il grado delle nostrealterazionidell’ambiente, e ridimensionare gradualmente la dimensione della nostra popolazione e la nostra domanda di risorse.” Forse è per questo che tanti scienziati sono schierati con l’enciclicaLaudato sì, il vero incubo di chi vuole trasformare l’Amazzoniain una grande area di allevamenti e coltivazioni di mais, e i mutamenti climatici in un’invenzione dei pessimisti. Quammen nell’intervista parte dalla necessità ditutelaree non distruggere gli ecosistemi, oggi aggrediti più violentemente che mai.Laudato sìchiede un “sistema normativo che includa limitiinviolabilie assicuri la protezione degli ecosistemi”. Quammen parla di riduzione della domanda di risorse,Laudato sìafferma che per le risorse si va creando “uno scenario favorevole per nuove guerre, mascherate con nobili rivendicazioni”. * Vaticanista di RESET, rivista per il dialogo
