LO STATO DELLO STATO
+++ LO STATO DELLO STATO +++ Giochi di parole a parte, la domanda non è peregrina anche perché è una domanda che si potrebbe fare anche se non fossimo in emergenza sanitaria. Negli ultimi 8 anni, lo Stato italiano non è… stato troppo bene. Economicamente abbiamo avuto un aumento costante delle spesa pubblica al netto degli interessi sul debito (quindi, spesa reale) con conseguente innalzamento del debito al seguito di una decisa miopia politica nel non cercare di far ripartire l’Italia dopo la crisi del 2011. Ne abbiamo parlato molto, ma laddove si poteva intervenire con riforme del mercato del lavoro, sburocratizzazione, riforme fiscali etc, non si è fatto preferendo fare misure a breve termine per esigenze elettorali (la lista è lunga, ma copre tutte e due le legislature, quindi non accusatemi di essere pro-questo o quello, vale per qualunque coalizione). Il dato che ci interessa è che questo aumento della spesa pubblica non sembra aver interessato 3 settori basilari:– istruzione– sanità– innovazione.Quest’ultimo è particolarmente interessante perché solo ORA, ovvero nel cuore di una crisi che impedisce i contatti “personali” e favorisce il lavoro telematico, ci siamo “accorti” che si può snellire, e non poco, la burocrazia tramite l’uso del digitale. Socialmente lo Stato italiano si è sfaldato. Per anni ci siamo spezzettati fra populisti e non populisti più rispettive suddivisioni interne in una ciclone di fake-news e approssimazione teorica. Anche qui la lista è lunga, ma per riassumere il risultato è stato la fine del pensiero critico, il degrado massiccio dell’informazione – anche prima della crisi – e del principio di autorità scientifica, quello che ci trasforma tutti in virologi, economisti etc. a priori non tanto del titolo di studio, ma delle fonti che si usano per sostanziare le proprie opinioni. In pratica, vale tutto. La parola di un economista di portata mondiale o di uno scienziato vale come quella di un influencer senza nozioni, la meritocrazia è stata messa completamente in dubbio (paradossalmente dagli stessi – M5S – che la vorrebbero) e – notizia di ieri – notiamo sempre di più come anche ad alto livello mancano alcune nozioni di base. Come quello di come funzionano le filiere produttive per cui se mi chiudi l’azienda non strategica XXX che fa controlli di qualità sui bulloni, mi stai bloccando la produzione dell’azienda strategica YYY. O che – letto sul Manifesto – che alla fine la reale motivazione che hanno gli imprenditori per rimanere aperti è il “dio denaro”, senza alcuna cognizione del semplice fatto che quando un’azienda chiude, non sai mai quando realmente potrà riaprire. Ho fatto l’esempio a me più congeniale, ma realmente, gli esempi fioccano (e ne farò ancora per tutta la durata della quarantena e anche dopo). Politicamente non siamo mai stati troppo bene. Per anni abbiamo assistito ad una guerra per bande in cui ogni partito che ha governato ha associato la parola “riforma” a quella “costituzionale” – legge elettorale e/o numero dei parlamentari – indicando che queste erano ESSENZIALI per fare le altre. Affermazione poi puntualmente smentita quando “per forza maggiore” si “trovano costretti” a fare riforme. Ma il punto che abbiamo sotto gli occhi ora è il “conflitto” fra Stato e Regioni. E’ palese anche se – causa emergenza – non viene esplicitato. Da una parte abbiamo lo Stato che – pur debole per la totale assenza di forza politica di Conte e la scarsa coesione della maggioranza – segue una via sul contenimento del contagio, dall’altra le Regioni che tendono o vanno direttamente per i fatti loro. Mettiamo da parte il “se” le misure decise da Roma siano o meno efficaci per combattere l’epidemia e rimaniamo sul punto. Quella che stiamo affrontando è un’emergenza nazionale e se ogni regione fa ordinanze a sé stanti che vanno spesso in conflitto con i decreti ministeriali è un problema. Se poi si arriva, come si è arrivati, che il Governo decida nuove misure SOLO per “correre” dietro alle regioni, allora lo Stato proprio troppo bene non sta. E’ quello che sta succedendo ora, con un DCPM che sarà attivo al 100% mercoledì. ma confuso, proprio come quando si scrivono le cose di fretta. Come sta, quindi, lo Stato. Non bene a partire dal vertice per arrivare ai singoli cittadini passando per le sue istituzioni centrali e locali.
