LA CHIESA È CON I POVERI, NON PUÒ PERDERE LA MEMORIA
È l’evidenza che il clericalismo vissuto senza la forza dell’impegno non è affatto segno della Chiesa. E Francesco, proprio nell’Omelia svolta a Santa Marta, ha voluto indicare che non può esserci alternativa.Nell’omelia, commentando il Vangelo odierno (Gv 7, 40-53), Francesco ha richiamato con forza i sacerdoti e le suore a sporcarsi le mani aiutando i poveri e i malati.Un dovere che vale ancora di più in questo tempo.Un dovere della “classe” sacerdotale che ha fra le sue missioni quella di non diventare una élite chiusa, accerchiata verso un servizio religioso staccato dal popolo, a non esser burocratica dispensatrice di servizi.Francesco ci ricorda che la Chiesa non deve mai dimenticare di appartenere al popolo e servirlo. Che non possono esserci fraintendimenti che la Chiesa non è nata per esser gerarchia ma per servire:“Questa spaccatura tra l’élite dei dirigenti religiosi e il popolo è un dramma che viene da lontano. Pensiamo, anche, nell’Antico Testamento, all’atteggiamento dei figli di Elì nel tempio: usavano il popolo di Dio; e se viene a compiere la Legge qualcuno di loro un po’ ateo, dicevano: “Sono superstiziosi”. Il disprezzo del popolo. Il disprezzo della gente “che non è educata come noi che abbiamo studiato, che sappiamo …”. Invece, il popolo di Dio ha una grazia grande: il fiuto. Il fiuto di sapere dove c’è lo Spirito”. È una critica niente affatto velata al clericalismo perché più di una cosa non è andata come doveva e più di una volta si è corso il rischio di disperdere il senso della Parola:“Il problema delle élite, dei chierici di élite come questi, è che avevano perso la memoria della propria appartenenza al popolo di Dio; si sono sofisticati, sono passati a un’altra classe sociale, si sentono dirigenti. È il clericalismo questo, che già si dava lì. “Ma come mai – dice Francesco – come mai queste suore, questi sacerdoti che sono sani vanno dai poveri a dare loro da mangiare, e possono prendere il coronavirus? Ma dica alla madre superiora che non lasci uscire le suore, dica al vescovo che non lasci uscire i sacerdoti! Loro sono per i sacramenti! Ma a dare da mangiare, che provveda il governo!”. Di questo si parla in questi giorni: lo stesso argomento. “È gente di seconda classe: noi siamo la classe dirigente, non dobbiamo sporcarci le mani con i poveri”.“Tante volte penso: è gente buona – sacerdoti, suore – che non hanno il coraggio di andare a servire i poveri. Qualcosa manca. Quello che mancava a questa gente, ai dottori della Legge. Hanno perso la memoria, hanno perso quello che Gesù sentiva nel cuore: che era parte del proprio popolo. Hanno perso la memoria di quello che Dio disse a Davide: “Io ti ho preso dal gregge”. Hanno perso la memoria della propria appartenenza al gregge”.Certo non tutti, certo non sempre, lo vediamo di continuo nei nostri luoghi, nelle nostre Chiese, nel sevizio dei tanti Ospedali da Campo che vincono quel male delle indifferenze che corrompe tanti cuori
