GOD BLESS AMERICA

In questi giorni le accuse di “anti-americanismo” volano, quasi che prendere posizione contro l’omicidio a sangue freddo di dieci persone sia un pregiudizio e non la sacrosanta indignazione verso chi per il proprio interesse non esita a massacrare chichessia e a mettere a repentaglio la precaria sicurezza dell’intero pianeta. Ogni volta che si attacca qualcuno basandosi sulla nazionalità si dicono stupidaggini. Non tutti gli Italiani mangiano pizza e suonano il mandolino, non tutti i Tedeschi hanno un panzer nel garage, non tutti i Cinesi lavorano nelle cantine e non tutti i Sauditi mozzano mani e tirano sassi.Parlare di nazionalità per chiunque sia appena un gradino sopra il vociare avvinazzato delle osterie significa parlare del sistema di potere di quella nazione, dei suoi governi, della sua giustizia, dei suoi magnati ed ovviamente della sua storia. Gli Stati Uniti hanno visto la luce nel 1776, e di questi 243 anni trascorsi ne hanno passati più di 220 in guerra contro qualcuno. Guerre ad altissima densità come quella che li portò a sganciare due bombe atomiche sulla popolazione civile di Hiroshima e Nagasaki e altre di contorno come le invasioni di Panama e del Nicaragua, ma tutte, fatta eccezione per lo sterminio dei pellerossa e per la Guerra Civile tra nordisti e sudisti, combattute fuori dai loro confini. E’ per questo che quando vengono definiti gli “sceriffi del mondo” in realtà li si sta trattando con eccessiva benevolenza, perchè l’unica legge che difendono è quella del loro interesse economico e politico, e lo fanno seminando morte e distruzione ovunque. Cosa volete che importi se bevono cocacola e mangiano la pizza col ketchup, se guidano Hummer vestiti da cow boy e non hanno idea di dove sia l’Everest. Contenti loro contenti tutti, ma se per continuare a farlo mettono in pericolo le nostre vite senza il minimo scrupolo allora incazzarsi non è un pregiudizio, è un diritto e un dovere.