IL CAOS IN LIBIA

A volte viene da pensare a un infernale girone di milizie feroci e trafficanti folli. No, è tutto molto razionale e non impossibile da capire: chi governa la Libia governa un forziere di petrolio. Il governo centrale, quello di Sarraj, riconosciuto dalla comunità internazionale, è stato ed è la controparte cui l’Italia si rivolge. Ma è un governo debole, che ha bisogno dell’appoggio di milizie variopinte ed è contestato dal governo di Tobruk, dal generale Haftar. La Francia ufficialmente preme per tenere elezioni a dicembre, l’Italia obietta che non ci sono le condizioni. La Francia, ufficiosamente, considerata la debolezza di Serraj, guarda con favore ad Haftar. E forse anche l’Italia sta giocando su più tavoli, non potendosi permettere di affondare con Serraj: le visite al Cairo di almeno tre esponenti del governo, gli incontri con Al Sissi – grande sponsor di Serraj – confermerebbero che davanti allo spregiudicato Macron, spregiudicato e mezzo. E i migranti ? Facile prevedere un via libera generale, e una ulteriore difficoltà nei respingimenti. L’Europa, con tutte le sue missioni in mare, è un fantasma passivo, Macron gioca la sua partita, l’ONU è senza idee, gli USA distratti e scottati. Forse l’unica via d’uscita – e l’unica traccia per l’Italia – è coinvolgere Putin. Se no, Mogherini e Guardia Costiera, e auguri. Ai civili libici, ai migranti, e a noi stessi.