CORONAVIRUS – LA DEONTOLOGIA A DUE VELOCITA’ DI MENTANA

CORONAVIRUS – LA DEONTOLOGIA A DUE VELOCITA’ DI MENTANA

A mente fredda, dopo tutta una lunga sequela di commenti, pro e contro, sulla conferenza stampa del Presidente del Consiglio Conte e della risposta diretta che lo stesso ha dato a Giorgia Meloni e Matteo Salvini, citandoli chiaramente, ci si deve fermare un attimo e capire che siamo ad un punto di non ritorno. Un punto cioè dove dobbiamo stabilire se vogliamo continuare a farci condizionare da notizie false, da attacchi continui e sguaiati alle istituzioni del nostro Paese e se, soprattutto, vogliamo continuare a vivere nell’odio, in questa continua guerra alla ricerca del potere a tutti i costi e con ogni mezzo, e qui è opportuno chiarire: da qualsiasi parte arrivi questo modo di fare. Oppure vogliamo veramente cambiare ed avere la possibilità di scegliere serenamente, senza affidarci a “l’amore a prima vista”, per sensazione, per telegenia. La chiamata in causa di Conte ieri di chi mente per ottenere consensi è da considerare anche come un invito a bene ponderare, tenendo bene a mente: “fatti, persone, date e cronologia dei fatti stessi”. Questo è quello che conta, questo è quello da tenere bene a mente. E poi soprattutto deve essere la verità la nostra stella polare, l’unica cosa che garantisce il buon esito di ogni aspetto della vita dell’uomo, in privato come in pubblico. Questa scelta qualcuno l’ha già fatta, è il caso del direttore del TG de La 7, Enrico Mentana che ha scelto l’opinione invece dell’informazione, il falso invece della verità, il torbido invece del chiaro. Giustificando tale scelta, rifugiandosi si potrebbe dire, con una presunta mancanza di “deontologia” da parte del Presidente del Consiglio. Che poi non è altro che il solito discorso di chi si crede senza macchia e senza peccato, ed egli tale si ritiene, salvo poi concedere a certi ospiti, nei suoi talk show, dei veri e propri comizi con tanto di accuse a chiunque senza che chiunque possa poi avere la possibilità di replicare, una deontologia quindi a due velocità, una deontologia per fare audience e basta. In quanto poi alla dichiarazione, ciliegina sulla torta, del direttore che se avesse saputo quella parte della conferenza stampa l’avrebbe omessa, ossia tagliata, e questo non è preservare la deontologia, questo si chiama semplicemente censura. Quella stessa che il suo ex editore calò come una mannaia su Enzo Biagi, Michele Santoro e Daniele Luttazzi, anche loro, e ciascuno nel proprio contesto, parlavano di verità e di libertà, e lo fece in Eurovisione con nomi e cognomi.