ANCHE “PILLO” HA RAGGIUNTO I COMPAGNI CHE CI HANNO DONATO LA LIBERTÀ
Nel sonno, nel silenzio della notte, “Pillo” ha raggiunto i suoi compagni che lo hanno preceduto nel sentiero più lungo. Si è ricongiunto a quanti uomini e donne del tempo, vollero dedicare le loro esistenze affinché potessimo vivevere nelle libertà. È così che se n’è andato il partigiano Silvano Sarti, classe1925, carattere indomabile, cuore generoso, medaglia d’oro al valore militare, orgoglioso portatore di valori che prima ha vissuto e dopo ha raccontato ai giovani. “Pillo” è stato uno dei simboli della Resistenza Toscana, ha combattuto per liberare la sua città nell’agosto del ‘44 di cui è stato anche presidente dell’Anpi, l’associazione nazionale partigiani italiani Lo ricorderemo renitente alla leva repubblichina, catturato dai nazisti, deportato a Cassino e subito dopo ai lavori forzati. Da lì riuscì a fuggire e trovò naturale unirsi a quanti combattevano per la libertà. Silvano Sarti è stato presidente onorario dell’associazione a Firenze, “è stato un instancabile resistente per tutta una vita”. Figlio di operai, nel 1940 Sarti trovò lavoro come operaio tagliatore in un calzaturificio di Firenze. La città era già un fermento di spiriti indomiti che contrastavano la barbarie della dittatura. Compreso il suo animo, due esponenti del partito comunista, lo avvicinarono cercando di convincerlo ad entrare nella Resistenza, accettò i primi compiti di giovane partigiano. Iniziò a svolgere attività di raccolta fondi da distribuire alle famiglie degli antifascisti arrestati. Nel 1944 si iscrisse al Pci e partecipò alla lotta di Liberazione nella Sap (le squadre di azione patriottica). Lo aspettavano giorni difficili, di tensioni inenarrabili ma dai grandi valori portati alla luce dalla lotta di Resistenza. Sarti fu inquadrato nelle Squadre d’Azione Patriottica, che utilizzarono come tattica la guerriglia urbana, deviando lasegnaletica stradale per confondere il nemico, disseminando le strade di chiodi a quattro punte, sabotando le linee ferroviarie. Un altro loro compito fu quello di procurare armi e munizioni e per farlo ricorsero a scontri armati, furti e stratagemmi di ogni tipo. Durante la battaglia di Firenze del 1944 partecipò all’assalto ad alcuni cecchini fascisti barricati in un bordello nei pressi di Porta al Prato. Dopo un assedio di 18 giorni i fascisti furono catturati e fucilati. La Liberazione arrivò e con quella la speranza della democrazia, di un futuro, della democrazia tanto a lungo sognata. Ma la conclusione della guerra non segnò come per molti il ritorno a casa. Smessi i panni del combattente “Pillo” fu tra i primi a impegnarsi nella ricostruzione della Camera del lavoro Cgil di Firenze. Per la Cgil diventò segretario della commissione interna al calzaturificio dove continuò a lavorare. Negli anni ’60, divenne segretario provinciale dei lavoratori del tessile e dell’abbigliamento e negli anni successivi segretario nazionale dei calzaturieri. “Silvano era uno di noi, da molto prima di noi” – ha commentato Paola Galgani, segretaria generale della Camera del lavoro di Firenze. Il sindaco della sua Scandicci, della cittadina alla porte di Firenze che lo aveva visto nascere, Sandro Fallani, in poche parole ne ha ripercorso i tratti: “Sapeva parlare ai ragazzi nelle scuole e a tutti i cittadini, trasmetteva i valori della lotta per la libertà e la democrazia con sincerità e schiettezza, nei racconti delle sue esperienze durante la Resistenza i giovani e tutti i cittadini trovavano un esempio fiero, concreto e coerente di antifascismo”. La camera ardente, ha fatto sapere il sindaco di Firenze, Nardella, è stata allestita nella sala d’Arme di Palazzo Vecchio e sarà aperta dalle 16 alle 19 di oggi, venerdì 25 gennaio e dalle 9 alle 19 di domani, 26 gennaio. Domenica 27 alle 9.30 invece, data in cui ricorre il giorno della Memoria, ci sarà una commemorazione pubblica. Negli ultimi tempi era decisamente preoccupato del destino del Paese, non poteva fare a meno di temere dal ricomparire di quelle pulsioni antidemocratiche e fasciste che da da giovane aveva combattuto. A consolarlo, a dare speranza, lo sguardo attento dei tanti ragazzi che in infinite occasioni lo avevano ascoltato in silenzio.
