REGOLARIZZIAMOLI, REGOLARIZZIAMOCI!
Si, facciamolo, regolarizziamoli, rendiamoli visibili, coinvolti, partecipi, corresponsabili del destino del nostro, del loro Paese.Regolarizziamoli, per regolarizzare noi stessi.Può esser l’occasione buona che li aiuta che aiuta la nostra economia, in particolare, la nostra agricoltura che ha bisogno di resistere alla crisi e di rinascere.Se tutto ciò dovesse andare avanti, se alle parole potessero seguire i fatti, potremo assistere alla consegna della dignità a duecentomila braccianti migranti, persone che fino ad oggi sono state sfruttate fra gli sfruttati, emarginate fra gli emarginati.Potranno tornare, a far vivere la nostra agricoltura riscattando una volta per tutte, quello spirito, quella forza che i prodotti della terra portano di valore al Paese, magari cacciando una volta per tutte quelle forze mafiose, malavitose che attraverso il caporalato governano le grandi eccellenze che ci rendono famosi nel mondo.Questo nostro “ultimi”, finalmente potrebbero esser riconosciuti come soggetti che sono persone; con un documento di identità, un permesso di soggiorno, una tessera sanitaria.Allo stesso tempo ci sarebbe spazio anche per tanti nostri giovani, per tanti nostri disoccupati che troverebbero tranquillamente un lavoro stagionale, in una condizione più limpida, anche perché il fabbisogno, a livello attuale, sarebbe di ben 250000 lavoratori o anche più.I provvedimenti coinvolgerebbero ben 4 ministeri ( agricoltura, meridione, interno, lavoro abbinato a politiche sociali) e una legge che intanto è una bozza già definita di 18 articoli.Le norme non riguarderebbero naturalmente tutti i 600000 migranti presenti in Italia ma appunto quei 200000 che sono il numero di quelli impegnati nelle nostre campagne, sembrerebbero esclusi altri migranti, altri sfruttati, come tante badanti, come tanti lavoratori impegnati nell’ediliziaUn terzo di questi nostri migranti potrebbero però emergere consentendo di salvare nell’immediato un 35 % di prodotti agricoli oggi a rischio ( fragole, mele, asparagi, pesche, kiwi, susine, pomodori, broccoli, cavoli ed una sequenza interminabile di ortaggi ).Persone ammassate nelle famose baraccopoli come quella di San Ferdinando o disperse nei casolari diroccati del nostro meridione, nelle piazze della stazioni di tutto il Paese. Tutti luoghi dove la parole diritti ed igiene sono pura fantascienza in particolare oggi che si dovrebbero anche rispettare le norme anti-Covid.Regolarizzare intanto questa umanità senza identità sarebbe davvero un passo avanti fondamentale a vantaggio per tutti anche se certe associazioni di categoria chiedono, pur nella drammaticità dell’emergenza, di risolvere tutto rispolverando, in modo del tutto semplicistico, i famosi voucer che di problemi ed irregolarità son sempre stati fonte.Lo ha detto persino uno come l’ex ministro Minniti che non si è certo dimostrato con la necessaria sensibilità al tempo delle chiusure ai soccorsi nel Mediterraneo e proprio lui ha detto, in questi giorni: “Un Paese che lotta contro il virus non può avere sul territorio fantasmi senza identità”.Intanto ecco che vengono alla luce, pur nella complessità del momento, fatti sempre più vergognosi.Ultimo un episodio accaduto nel forlivese. Qui, secondo le indagini della squadra mobile di Forlì, circa 45 richiedenti asilo, in gran parte pachistani e afghani, sfruttati nei campi da un’organizzazione venivano alloggiati in casolari senza acqua calda e con poco cibo e materassi a terra. Il loro stipendio per un mese di lavoro nei campi sarebbe stato di cinquanta euro al mese.Su disposizione del Gip di Forlì sarebbe stato eseguito un’ordinanza di custodia in carcere nei confronti di 4 pachistani, nell’ambito di un’operazione contro il ‘caporalato’, con l’ispettorato del lavoro e l’Inail. Gli indagati avrebbero reclutato direttamente i lavoratori, minacciati e intimiditi, accompagnati controllati quotidianamente, oltre che individuato e gestito i committenti misteriosamente ignari dei fatti.
