SAVONA. “FASE DUE” : LIBERI TUTTI ?
Dopo il crollo del ponte, il collasso dei viadotti e la pandemia, all’elenco delle sciagure liguri manca solo l’elicottero di Barbara d’Urso che dà la caccia ai runner.Specie a Savona, dove l’industria, già in crisi, è in gran parte paralizzata e dove si rischia di perdere anche la stagione turistica, la “fase due” è più urgente che mai, ma la scelta di Toti, il presidente della Liguria, di dar luce verde alla manutenzione di stabilimenti balneari, case, eseconde case, produce, secondo i sindacati, una serie di ‘effetti collaterali’ a dir poco preoccupanti .“ Toti ha dato il via libera ai bagni –dice furioso Andrea Pasa,segretario provinciale della Cgil –ma, a parte che sembra proprio una mossa elettorale – quale imprenditore investe in uno stabilimento se non c’è la certezza che potrà riaprire ? – l’ordinanza sta producendo una valanga di richieste di deroga ai prefetti da parte di centinaia di ditte ‘non essenziali’ : dalle slot-machine a quello che ti dipinge il terrazzo. Con il meccanismo del silenzio-assenso siamo al ‘liberi tutti’. Il rischio è di avere aziende che, da un lato, chiedono soldi alla regione perché non lavorano, e dall’altro chiedono ai prefetti di continuare a produrre. Mi domando: con quali lavoratori state lavorando se li avete già messi in cassa integrazione ? Abbiamo chiesto al prefetto di incrociare i dati di chi ha chiesto soldi alla regione e di chi chiede di continuare a lavorare. Al prefetto di Savona sono arrivate 550 richieste ! Gli abbiamo chiesto di stopparne più di 200, e non ne ha stoppata nemmeno una ! Del resto le prefetture sono sguarnite.Solo per esaminare le domande, ha dovuto chiamare 7 finanzieri ! “.La polemica si inserisce in un contesto economico a dir poco terremotato.Il 21 settembre del 2016 , un decreto firmato da ministo Calenda, riconosceva la provincia di Savona come “area di crisi industriale complessa” , affermando “la necessità di programmare interventi eccezionali di politica attiva e riqualificazione dei lavoratori espulsi dal ciclo produttivo “.Quattro anni dopo, gli incentivi destinati al rilancio dell’area (40 milioni) sono stati usati solo in parte. Se i fondi regionali, sono stati spesi, se pure in ritardo, per ricerca e formazione, quelli governativi, che avrebbero dovuto sostenere le aziende, invecchiano come prosciutti nelle casse di Invitalia, bloccati prima da una procedura bizantina, e ora dal blocco indotto dal coronavirus.“ Soldi in cassa non sono ancora arrivati a nessuna azienda –spiega Alessandro Berta , direttore generale dell’Unione Industriali di Savona– c’era un’ipotesi di rifinanziamento, al Mise, che avrebbe coperto sostanzialmente tutti gli aventi diritto, ‘temperando’ gli effetti di un ricorso al Tar che frenava l’erogazione, ma la pandemia ha bloccato tutto “.La paralisi economica impatta ora anche sui due sistemi trainanti della provincia : il turismo e logistica. I porti e i trasporti hanno continuato ad operare a pieno ritmo per tutto marzo, ma ad aprile e maggio i traffici caleranno del 40 %, mentre il turismo è completamente fermo. Resistono,a fatica, le grandi aziende e alcuni settori considerati “attività esenziali”.“ Bombardier, la fabbrica delle locomotive, –spiega Berta– impiega il 70% del personale nelle manutenzioni ferroviarie. Piaggio ne usa un terzo per la manutenzione dei velivoli della difesa e degli elicotteri della protezione civile. La chimica e il vetro, lavorano, ma ,ovviamente, applicando i protocolli di sicurezza, la produzione è scesa di un terzo. Il grosso del blocco riguarda la meccanica.”.Il “Lockdown” sta letteralmente falcidiando le aziende più piccole – quelle del tessuto artigiano metalmeccanico, sopravvissute alla crisi 2008-2015,“ Con questa botta rischiamo di fumarcele tutte –dice sconsolato Andrea Mandraccia, segretario provinciale della Fiom-Cgil –sino ad oggi abbiamo firmato 700 accordi con il Fondo di solidarietà bilaterale per l’artigianato(l’ammortizzatore sociale che tutela le aziende non coperte dalla cassa integrazione, ndr). Nella quasi totalità si tratta di aziende che hanno chiuso e sono soprattutto aziende meccaniche o elettromeccaniche. Ci sono anche quelle che potrebbero continuare a lavorare, ma il loro mercato è fermo. Parliamo di 14000 posti lavoro ! Le uniche ditte che oggi operano, in modo parziale, sono quelle collegate a filiere produttive ‘essenziali’, come la riparazione di impianti elettrici o la manutenzione. Nel savonese l’occupazione scesa è del 25 % e di quei 14000 in cassa integrazione, non so davvero quanti ricominceranno a lavorare.”“Il problema non è quando riaprire ma come– dice Berta– è se, coi sindacati, siamo in grado di riorganizzare il lavoro in modo corretto. Se sono in grado di produrre, e di farlo in sicurezza, ho il diritto-dovere di produrre, di far rientrare i miei lavoratori e di pagarli, piuttosto che scaricarli sulla cassa integrazione, sulle tasse o sul debito. Questo permetterebbe di ridurre il conflitto sociale, di dare alla gente un minimo di fiducia e alle aziende di lavorare, magari al minimo, ma di essere pronte a ripartire. Anche perché i prestiti, garantiti dallo stato, che le fabbriche avranno dalle banche , prima o poi andranno restituiti.”Nella provincia più depressa del nord, l’economia che ha resistito, lo ha fatto grazie alle idee dei privati più che agli incentivi di stato. Un esempio interessante è quello della Clayver, un ditta di Vado che, partendo da un’antichissima tradizione georgiana, ha brevettato delle botti in ceramica, che prima della pandemia venivano esportate dalla Francia al Sud Africa, dando lavoro a 8 persone.“Al momento lavoriamo solo in tre –dice Luca Risso –potremmo ripartire in qualsiasi momento perché lavoriamo in spazi molto grandi e potremmo garantire la sicurezza di tutti, ma il problema oggi è la domanda. Con la chiusura dei ristoranti e il crollo del mercato dei vini, a marzo abbiamo avuto una sola commessa”.Sul Secolo XIX dell’ agosto 2017, Marco Grasso, raccontava di un’intercettazione della Dia da cui emergeva che la ‘ndrangheta in Liguria non ha solo le quattro “locali” (1) di Genova, Ventimiglia, Lavagna e Sarzana, ma anche un avamposto importante a Savona e che “Una delle imprese delle famiglie coinvolte si era infiltrata nei cantieri del Terzo Valico“.La “fase due” laciata da Toti con la formula –“Via codice degli appalti, via gare europee, via controlli paesaggistici, via certificati Antimafia, via tutto”-ha suscitato la reazione di “Libera” , e dell’opposizione (2) ma anche un assordante silenzio da parte delle amministrazioni locali, a partire da quella di Savona.“ Siamo profondamente contrari ” –dice Andrea Pasa– abbiam bisogno che le regole vengano rispettate , altro che ‘deregolamentare il codice degli appalti’ come vuole Toti ! Anche perché il 92% degli incidenti sul lavoro avviene proprio nei subappalti ! L’ultimo sventurato che è morto per cambiare una lampadina su una strada, lavorava in un subappalto della Provincia! “.“Ci sta che io faccia fare delle cose accettando le autocertificazioni, –risponde Alessandro Berta– ma poi la verifica a 10 giorni, a 20 o a 60, con l’Antimafia, va sempre fatta, specie quando si tratta di soldi pubblici. Un conto è se, a fronte di un’autocertificazione, non ti faccio lavorare o se non ti faccio erogazioni perché devo aspettare il certificato antimafia, cioè 60 giorni, un’altra è dire ‘non chiediamo i certificati antimafia’. Su questa proposta non sono assolutamente c’accordo perché è un ‘liberi tutti’ che va a danneggiare le aziende oneste. Si possono accettare le autocertificazioni, ma facendo poi anche i controlli , come è stato fatto per il Ponte Morandi . Se si blocca il finanziamento o il pagamento alle imprese la certificazione antimafia può essere un problema , ma non richiederla a prescindere, vuol dire aprire la porta alla malavita organizzata , che ha un’enorme disponibilità di denaro liquido”. (1) Per ‘locale’, nel gergo ’ndranghetistico si intende “una federazione di più famiglie, che può contare su un esercito di 50-60 uomini”. https://www.ilsecoloxix.it/savona/2017/08/08/news/ndrangheta-censita-per-la-prima-volta-una-locale-nella-citta-della-torretta-1.30860922?refresh_ce (2) “Il capogruppo regionale di Linea Condivisa Gianni Pastorino commenta: ‘Il disegno di Toti è chiaro: vuole un mondo senza regole, in cui la tutela dei diritti, dell’ambiente e della salute vengono azzerati per molti a vantaggio dei pochi, con favori ai grandi gruppi finanziari e industriali privati, a scapito dei diritti dei cittadini’ , mentre Marco Ravera (Rifondazione Comunista) ha chiesto invano alla sindaca di Savona Ilaria Caprioglio e alla maggioranza di prendere almeno posizione
