C’È UN MALE DENTRO DI NOI ED IL VACCINO SI CHIAMA PERDONO

C’È UN MALE DENTRO DI NOI ED IL VACCINO SI CHIAMA PERDONO

C’è un male dentro di noi. Si è insinuato nelle anime già da prima che il virus devastasse tante esistenze e fosse causa di dolore infinito. Oggi sparite le certezze, quelle che i più fortunati di noi tenevano gelosamente in serbo, eccoci disorientati, spaesati al limite di essere annientati, una volta per sempre. Sappiamo di essere a combattere un conflitto con il senso stesso dell’esistenza. Abbiamo cercato di darci una ragione, di farci parte del senso di responsabilità. Abbiamo abbandonato i luoghi di lavoro, di socialità, di divertimento. Abbiamo rinunciato alle abitudini grandi e piccole. Chiusi nelle abitazioni, nei nostri rifugi, abbiamo cantato dai balconi la voglia di resistere ma poi lentamente ci siamo lasciati andare alle nostre piccole miserie fatte troppo spesso di gelosie ed abbandoni, di indifferenze e conformismi. Ci siamo fatti prendere dal disorientamento quando abbiamo visto la sacralità dei Templi spostata nelle nostre case, nei luoghi dove si lotta per la vita. Nei nuovi e vecchi Santuari del Bene dove gli altari sono i giacigli, le rianimazioni, gli ospizi, quei luoghi di accoglienza che ben conosciamo. Abbiamo trasformato le nostre cucine, i focolari in piccole Chiese, con sorella Radio, con sorella Televisione a far da guida alla nostra Fede. Abbiamo troppo spesso i nostri computer come altari dove far conoscere al mondo le nostre rabbie. Allo stesso tempo altri hanno cercato di tener vivo l’impegno verso gli ultimi, vecchi e nuovi, verso gli scartati, ma non solo grazie ai social. Qualcuno ha voluto dire che questo oltrepassare le Mura, al nostro facile adattamento alla situazione, ha ratificato la voglia di far da soli, di accomodarci le cose, in realtà, almeno per quel che ci riguarda, è stato invece proprio l’esatto contrario e cioè si è invece esaltato, la voglia la necessità di farsi comunità “attraverso”. Di riconoscere ancora di più il valore del Bene. Allo stesso tempo quei Templi vuoti, e non soltanto i Templi delle Fedi, sono stati vissuti come fossero pieni, colmi all’inverosimile, grondanti di volti, di umanità. Un sentimento, un sacrificio, anche questo che ancora di più ci ha avvicinato, che ci vorrebbe avvicinare l’uno con l’altro. Verso quel senso che per un Cristiano può esser il sentimento di incontro nel Mistero che proprio nella Pasqua trova il massimo compimento e che per il laico ratifica il senso del lungo cammino della storia umana verso il Bene Comune. Un atto di carità, di attenzione? Forse, probabilmente ma anche il riconoscere che di fronte al nostro essere fragili mettiamo in atto le difese che abbiamo mentre avremmo anche da superarequei confini che troppo ci siamo dati e che possono essere abbattuti, ora più che mai, con la forza del perdono. È proprio con delle parole sul perdono passo agli auguri di una serena Pasqua. Sono quelle del Pontefice, di Francesco che guida le coscienze di tante donne ed uomini di buona volontà, parole che invitano, ognuno di noi, a farsi parte del cambiamento: “Come sembra difficile tante volte perdonare! Eppure, il perdono è lo strumento posto nelle nostre fragili mani per raggiungere la serenità del cuore. Lasciar cadere il rancore, la rabbia, la violenza e la vendetta sono condizioni necessarie per vivere felici”.