PRIVACY ADDIO. MONITORATI DALLE APP E OSTAGGI DI UN COPRIFUOCO GENTILE

La pandemia ci ha presi all’improvviso e alla sprovvista. Improvvisamente le polemiche politiche ci appaiono come cose di un altro secolo; nei talk show i protagonisti di ieri, i politici che sii azzuffano sono ancora più fastidiosi. In televisione è il trionfo degli ospiti con la cuffietta, delle librerie di casa e delle piante da appartamento. Siamo tutti chiusi in casa. Se usciamo vogliono sapere il perché. Un coprifuoco gentile, h24, che sappiamo quando è cominciato ma non quando finirà. E in questo capovolgimento totale gli esonerati, le “donne e gli uomini liberi”, non sono i soliti noti bensì i lavoratori più umili. Che tra l’altro in casa ci starebbero più volentieri. La salute collettiva è certamente una motivazione sufficiente, anche in democrazia, per limitare le nostre libertà, ma ci si chiede fino a che punto. Oggi siamo impossibilitati, oltre che a decidere sui nostri spostamenti, a incontrare i familiari che non vivono con noi, a fare una partita a carte con gli amici, a seppellire i nostri morti. Il divieto agli assembramenti ci impedirà di fatto di protestare pubblicamente, di scioperare. Se arrivassimo a voler scioperare contro i decreti la polizia sarà titolata a disperderci con la forza. In nome della salute pubblica. E sempre in nome della salute collettiva saremo ‘gentilmente invitati’ a rinunciare a qualche barriera che eravamo riusciti a frapporre tra noi e gli altri. Con le app che dovremo installare se vorremo muoverci accetteremo di metterci un vero e proprio braccialetto elettronico. “Limitazioni che i giovani, i nativi digitali sentiranno meno dei loro nonni che il totalitarismo l’hanno assaggiato personalmente – mi dice il prof Pasini – Giovani che spontaneamente mettono le loro vite in vetrina sui social”.