FACEBOOK, YOUTUBE E LO SFRUTTAMENTO DEI BAMBINI
Tu vai su Facebook, rispondi alla domanda: «Ti piacciono più i cani o i gatti?» e questa tua risposta finisce in un gigantesco data base, nel quale è già stata archiviata, perché l’hai fatto sapere nel corso degli anni, l’informazione che sei separato, vivi in periferia, ti piacciono i film di Quentin Tarantino, non parliamo del fatto che qualche volta hai sbirciato un sito porno e a tua insaputa t’hanno visto in tanti… Una squadra di psicologi e sociologi e informatici e non so che altro analizza tutte queste tue risposte o preferenze e ti qualifica – mettiamo – per un elettore di centro-sinistra, che sarà convinto maggiormente a votare in un certo modo se il messaggio solleticherà le tue inclinazioni per le bistecche al sangue… Eccetera eccetera. •Stiamo parlando dello scandalo Facebook.Esatto. Qualcuno raccoglie questi dati e li vende. Milioni di dati che si scambiano per centinaia di migliaia di dollari e con i quali uffici specializzati piazzano un prodotto con successo oppure fanno vincere le elezioni a un loro cliente. Facebook o YouTube non sanno niente, o fingono di non sapere niente. Intanto, con questi trucchetti, dominano il mondo. Una sciocchezzuola. •Anche YouTube?Facebook è nei guai da parecchie settimane, il suo mentore, Mark Zuckerberg, ha perso in borsa per questo parecchie decine di milioni, dovrà presentarsi al congresso degli Stati Uniti (oggi e domani) per giustificarsi e ha avuto la buona grazia di farci sapere che si dichiarerà respomsabile di tutto il male che s’è scoperto in questi ultimi mesi… Ma da un po’ è finita nei guai anche YouTibe, col suo padrone Google, che se l’è comprata nel 2006 per un miliardo e trecento milioni di dollari. La storia di YouTube rischia di essere ancora più odiosa, perché riguarda i bambini. •Vale a dire?Una coalizione di 23 associazioni per l’infanzia, dei consumatori e di attivisti ha citato YouTube alla Federal Trade Commission americana con una tesi molto chiara e molto grave: Google violerebbe le leggi sulla protezione dei minori raccogliendo informazioni personali dei piccoli e utilizzandole per confezionare e indirizzare pubblicità mirate. Del gruppone fanno parte la ben nota Campaign for a Commercial-Free Childhood, il Center for Digital Democracy e 21 altre organizzazioni. C’è intanto una questione preliminare: YouTube non dovrebbe essere accessibile ai minori ndi 13 anni, e renderlo inaccessibile, secondo le 23 associazioni, toccherebbe alla stessa YouTube, prima ancora che alla sorveglianza delle famiglie. Secondo: grazie al fatto che l’80% degli under 13enni va su YouTube, Google raccoglie informazioni personali come localizzazione, dispositivi utilizzati, numeri di telefono, e usa questi dati per tracciare i baby utenti in giro per il web e per altri servizi. Profilandoli come fossero adulti. Senza ottenere in modo preventivo, dicono le associazioni, il consenso richiesto dal Coppa, il Children’s Online Privacy Protection Act, approvato nel 1998 dal Congresso americano ed entrato in vigore nel 2000. Ma, come si comprende, è in corso un cortociruito: come potrebbe mai Google chiedere il consenso ai genitori per un servizio che, formalmente, è vietato ai minori di 13 anni? Siamo in un groviglio inestricabile, del tutto americano solo per poco, perché l’Europa si accinge a varare regolamenti analoghi, vietando YouTube agli under 16, ma lasciando a ciascun paese la libertà di abbassare questa soglia fino a tredici anni. •E Zuckerberg?Come ho detto prima, oggi e domani si giustificherà davanti al congresso degli Stati Uniti. Le audizioni saranno trasmesse in streaming. In base a quanto ha detto finora, ammetterà tutto e chiederà scusa. «È stato un mio errore e mi scuso. Ho fondato Facebook, lo gestisco e sono responsabile per ciò che vi accade. Non abbiamo fatto abbastanza per impedire che questi strumenti vengano utilizzati in modo dannoso. Non abbiamo affrontato in modo sufficiente le nostre responsabilità ed è stato un grosso errore». Nella sua pagina Facebook, il genietto di internet spiega che la lotta contro la ’“misinformation’’ è diventata una priorità. Ricorderà che attraverso Cubeyou, piattaforma ora sospesa, e i finti lavori accademici di Cambridge Analytyca si sono messe a disposizione di partiti e candidati un minimo di 87 milioni di profili. Trump, mediante il suo consulente Steve Bannon, li avrebbe adoperati alla grande per vincere. Da noi, qualche anno fa, avrebbe utilizzato quel tipo di consulenze Fratelli d’Italia che però ha appena smentito. •Le posso dire che si tratta di uno scandalo che capisco fino a un certo punto? Si sa che c’è un Grande Fratello che spia i nostri gusti. Appena vado in internet per comprarmi una cravatta, subito sono bombarbato da decine di mail non richieste di produttori di cravatte…Già, il fatto è che la cosa ci succede, nel nostro intimo capiamo che non va, ma poi passiamo oltre, perché abbiamo altro da fare. È proprio questa distrazione, questa comprensibile sottovalutazione del fenomeno che fa la fortuna dei ladri di dati.
