LA MINIERA D’ORO DEL VACCINO. IL BOOM DELLE CASE FARMACEUTICHE
Gli indici delle Borse con il rialzo dei titoli farmaceutici avevano previsto l’epidemia prima dei nostri virologi La sanità pubblica dipende dall’industria privata di Big Pharma: la verità è che nel mondo si fanno più ricerche sui farmaci per l’obesità e la depressione che non su quelli per le malattie infettive, Il primo febbraio scorso, mentre si parlava ancora poco di coronavirus, le azioni delle società farmaceutiche che facevano ricerche epidemiologiche avevano già fatto un balzo nelle Borse mondiali.Dovevamo dare più retta agli indici di Borsa che ai nostri scienziati. Il virologo Fabrizio Pregliasco il 24 febbraio affermava che: “La malattia provocata dal nuovo coronavirus, rispetto ad altre, è banale e non è contagiosissima”. Lo stesso giorno su Repubblica Maria Rita Gismondo, direttrice del laboratorio di Microbiologia dell’ospedale Sacco di Milano, dichiarava sprezzante e annoiata: “Alla fine di questa storia con il coronavirus mi farò un ciondolo d’oro”.Accompagnati da questi autorevoli responsi degli scienziati siamo precipitati verso il disastro. Poi anche loro hanno cambiato opinione. Ma è un dettaglio.Le case farmaceutiche specializzate in vaccini ed epidemie hanno continuato intanto la loro ascesa borsistica. Il 27 febbraio su Inside Over Andrea Muratore segnalava questa tendenza inequivocabile al rialzo dovuta proprio ai crescenti timori di diffusione del coronavirus. Un esempio? Proprio il 24 febbraio _ il giorno in cui Pregaliasco e Gismondo ci prendevano in giro _ a Piazza Affari, in una seduta nerissima, tra i titoli migliori si piazzava Gilead Sciences, con un rialzo del 7,66%.L’articolo di Muratore ci metteva in guardia. Badate bene, scriveva, che qui circolano un po’ troppe bufale. “Semplificazioni e disinformazioni secondo le quali sia in atto un effetto voluto, un cinico tentativo di guadagnare dal panico tra la popolazione: i complottisti più esasperati arrivano a vedere l’ombra sinistra di Big Pharma dietro l’inizio stesso dell’epidemia”.Si stava diffondendo l’idea che negli armadi di Big Pharma, le ricche e potentissime aziende farmaceutiche, fosse già stato preparato un farmaco o un vaccino pronto solo a essere commercializzato. Purtroppo non deve essere andata così, altrimenti Trump, Putin o Xi Jinping forse avrebbero già attaccato al muro queste belle teste di scienziati e speculatori.L’intreccio tra Borsa e salute è sempre da guardare con occhio assai critico e Big Pharma non ha certo le nostre simpatie. Ma nel caso del Covid-19 i complottismi stanno a zero e aiutano solo a amplificare la pericolosa “infodemia” delle ultime settimane. Detto questo è evidente che il virus è una grande occasione di guadagno per Big Pharma, tra cure, vaccini, presidi sanitari (che da noi non arrivano mai)Il virus è una miniera d’oro, segnala Le Monde Diplomatique. La sanità pubblica, forse tranne che a Cuba, un po’ dovunque dipende dall’industria farmaceutica privata. Ma anche Big Pharma è stata presa alla sprovvista dal virus. Se è vero infatti che prevedere una pandemia è assai difficile, è però possibile orientare la ricerca sulla base di una visione più generale della scienza e della medicina e non soltanto su direttive di stampo commerciale.La verità è che nel mondo si fanno più ricerche sui farmaci per l’obesità e la depressione che non su quelli per le malattie infettive, una delle principali cause di morte nel mondo. Dal momento che la ricerca viene fatta principalmente attraverso incentivi finanziari e brevetti, le grandi case farmaceutiche stanno riducendo gli investimenti nei settori medici essenziali tra cui le infezioni batteriche e virali, Anche per questo le tempistiche sono inadeguate: chi svilupperà per primo il vaccino anti-Covid 19 non potrà commercializzarlo per molti mesi.Insomma, a meno di qualche clamoroso colpo di scena, la miniera d’oro del vaccino non comincerà a macinare utili prima di qualche tempo. Ma se dopo il coronavirus il mondo deve cambiare _ un ritornello che ci sentiamo ripetere tutti i giorni _ deve partire proprio da qui: dalle priorità della scienza, della medicina e da un apparato di ricerca e farmaceutico dove la miniera d’oro si commisura alla salute degli esseri umani e dell’ambiente.
