PAPA FRANCESCO, DI FRONTE ALLA PROVA NON DOBBIAMO SCARTARE NESSUNO

PAPA FRANCESCO, DI FRONTE ALLA PROVA NON DOBBIAMO SCARTARE NESSUNO

È passata una settimana dalla Pasqua di Resurrezione e Papa Francesco, nella seconda domenica di Pasqua è voluto uscire da San Pietro e celebrare la Festa della Divina Misericordia nella chiesa romana del Santo Spirito in Sassia.Una ricorrenza istituita da San Giovanni Paolo II nel giorno della canonizzazione, il 30 aprile 2000, di Faustina Kowalska, suora polacca morta il 1938 e conosciuta nella sua terra per una profonda spiritualità fondata sul mistero della Misericordia Divina che medita nella parola di Dio e lo vive nella quotidianità.Il Vangelo oggi ci porta al cuore, alle coscienze Gesù che si presenta, a pochi giorni della Pasqua della Resurrezione, il passo dal Vangelo di Giovanni che porta Gesù alla presenza impaurita, preoccupata, dubbiosa di fronte ai sui discepoli.È per Tommaso, il più incredulo, il più incerto di tutti che Gesù torna fra i discepoli una seconda volta con “misericordia fedele e paziente”.Torna per lui, ma torna anche per noi ed è qui che il Signore, ci ricorda il Santo Padre, “attende che gli portiamo le nostre miserie, per farci scoprire la sua misericordia” La misericordia di Dio, aggiunge il Pontefice, è “la mano che ci rialza sempre”: Dio non si stanca “di tenderci la mano per rialzarci dalle nostre cadute”. “Il Signore, ci racconta Francesco, vuole che lo vediamo “non come un padrone con cui dobbiamo regolare i conti, ma come il nostro Papà che ci rialza sempre”. Un Papà misericordioso che “non abbandona chi rimane indietro”.Ma allo stesso tempo siamo già capaci di discernere il bene dal male, il giusto dall’ingiusto: “Ora, mentre pensiamo a una lenta e faticosa ripresa dalla pandemia, si insinua proprio questo pericolo: dimenticare chi è rimasto indietro. Il rischio è che ci colpisca un virus ancora peggiore, quello dell’egoismo indifferente. Si trasmette a partire dall’idea che la vita migliora se va meglio a me, che tutto andrà bene se andrà bene per me. Si parte da qui e si arriva a selezionare le persone, a scartare i poveri, a immolare chi sta indietro sull’altare del progresso. Questa pandemia ci ricorda però che non ci sono differenze e confini tra chi soffre. Siamo tutti fragili, tutti uguali, tutti preziosi. Quel che sta accadendo ci scuota dentro: è tempo di rimuovere le disuguaglianze, di risanare l’ingiustizia che mina alla radice la salute dell’intera umanità”. Siamo fragili, ma qualcuno di noi ha maggiori responsabilità, ci ricorda il Papa: “Oggi sembra il contrario: una piccola parte dell’umanità è andata avanti, mentre la maggioranza è rimasta indietro. Cogliamo questa prova come un’opportunità per preparare il domani di tutti, senza scartare nessuno. Perché senza una visione d’insieme non ci sarà futuro per nessuno. Oggi l’amore disarmato e disarmante di Gesù risuscita il cuore del discepolo. Anche noi, come l’apostolo Tommaso, accogliamo la misericordia, salvezza del mondo. E usiamo misericordia a chi è più debole: solo così ricostruiremo un mondo nuovo”.Nessuna pietismo, nessuna carità occasionale, conclude Francesco:“La risposta dei cristiani nelle tempeste della vita e della storia non può che essere la misericordia”. “Non pietismo, non assistenzialismo, ma compassione, che viene dal cuore. E la misericordia divina viene dal Cuore di Cristo Risorto”. “La misericordia cristiana – conclude Francesco – ispiri anche la giusta condivisione tra le nazioni e le loro istituzioni, per affrontare la crisi attuale in maniera solidale”.È questa la via, è questo il compito di fronte ad ogni più estrema delle prove.