QUANDO AUTONOMIA E PRIVATIZZAZIONE RIDUCONO IN QUESTO STATO IL SISTEMA SANITARIO

QUANDO AUTONOMIA E PRIVATIZZAZIONE RIDUCONO IN QUESTO STATO IL SISTEMA SANITARIO

Sin dai primi giorni in cui si è manifestato il Covid19 in Italia, la preoccupazione espressa dagli esperti e dai profani era che il sistema sanitario sarebbe andato in tilt. Non si era preoccupati all’inizio per la mortalità né per il contagio ma per il fatto che il sistema sanitario non fosse pronto e adeguato a tenere botta.Preoccupazione espressa, oltretutto, quando si era molto molto lontani nelle previsioni dalle percentuali di morti e di contagi raggiunte ora, quando si pensava che a rischio fossero soprattutto gli anziani e gli ammalati.Le misure di distanziamento servivano anche e soprattutto a evitare di mandare in tilt il sistema sanitario, consapevoli dei suoi limiti. Ora possiamo pure chiedere a gran voce le dimissioni di Conte, possiamo pure farci abbindolare da articoli che giocano su dati veri in modo scorretto o manomettono dettagli.Però se il sistema sanitario nazionale (che per altri versi ha tante eccellenze e fa di noi addirittura dei privilegiati rispetto ad altri paesi) non è sufficientemente adeguato e pronto, dovremmo prendercela prima di tutto con chi lo ha ridotto così. Con chi ha voluto l’autonomia regionale e la privatizzazione. Con chi dato più importanza al marketing che alla ricerca.Il lockdown serve anche per questo.Inutile tirare in ballo il resto del mondo.E fa specie che proprio gli autori del depauperamento e della distribuzione di un modello sanitario eccellente siano i più critici verso l’opportunità del lockdown.