TORNA IL BRACCIO DI FERRO SUL DECRETO SICUREZZA: ORLANDO CONSENTE LE ISCRIZIONI NEI REGISTRI DI ANAGRAFE AI RICHIEDENTI ASILO
Vi è un solo uomo, uno solo che conoscendo l’episodio biblico non abbia parteggiato per Davide, l’antagonista del gigante Golia? Per quel pastorello che, armato solo del suo coraggio e della sua incrollabile fede, sconfisse il terribile gigante filisteo salvando così Israele? Eppure nessuno voleva battersi col campione nemico. La storia ci parla di una pietra, di una fionda contro armi sofisticate per l’epoca e dell’ incosciente, folle coraggio di un giovane uomo, che al di là del calcolo delle probabilità, mise in discussione, in pericolo se stesso per un bene superiore. Davide contro Golia. Il topolino contro l’elefante. Un sindaco contro il Sistema. Se la storia tramanda la vittoria di Davide celebrata nei secoli successivi come esempio di grandezza contro il sopruso, la tracotanza, se il topolino che spaventa l’elefante suscita simpatia e desiderio di protezione e incoraggiamento, per la proprietà transitiva anche un sindaco disubbidiente a quella che ormai per coro quasi unanime appare una legge ingiusta, dovrebbe suscitare la nostra approvazione e ammirazione. E poco importa se Leoluca Orlando non è un soggetto simpatico o avvenente. Poco rileva che non sempre la sua condotta politica sia stata illibata, coerente o concreta. Poco influisce che una città come Palermo abbia tanti problemi. Ciò che conta è che un sindaco, un uomo delle istituzioni abbia dato un seguito a quelle parole che altrimenti, pronunciate qualche mese fa, sarebbero rimaste solo proclami. All’indomani della conversione in legge del cosiddetto ” decreto sicurezza” che già in fase di redazione e prime applicazioni aveva fatto gridare allo scandalo, alla illegittimità costituzionale, Leoluca Orlando e altri sindaci avevano levato una ferma voce di protesta. L’articolo 13 del decreto prevedeva, infatti, che i richiedenti asilo non si potessero iscrivere all’anagrafe e non potessero quindi accedere alla residenza. Leoluca Orlando, con una nota a sua firma, inviata al Dirigente dell’Ufficio Anagrafe del Comune di Palermo aveva chiesto allo stesso di svolgere ogni approfondimento giuridico,amministrativo sulla ormai celeberrima ” Legge Sicurezza”. Fin qui la normalita’ di una attivita’ amministrativa. Ma Orlando sapeva benissimo che la Costituzione ha forza di legge. Che la Giustizia e’ la resa sociale dell’applicazione di una legge. Che non sempre la legge equivale a Giustizia.E, allora, essendo ben consapevole che i tempi della Legge, non sarebbero stati in questo caso, i tempi richiesti dalla Giustizia, quella che individua nella Vita e nella Dignita’ umana i suoi piu’alti valori, aveva deciso di lanciare il guanto di sfida, aperto, coraggioso, in controtendenza. Nelle more dello svolgimento di ogni analisi, Orlando aveva disposto “di sospendere, per gli stranieri eventualmente coinvolti dalla controversa applicazione della legge, qualunque procedura che possa intaccare i diritti fondamentali della persona con particolare, ma non esclusivo, riferimento alle procedure di iscrizione della residenza anagrafica”. La situazione nel prosieguo, con la successiva conversione in legge, non ha conosciuto una inversione di rotta. Molte domande, quindi, di richiedenti asilo, tese a ottenere la iscrizione nei registri anagrafici al fine di avere la residenza, in virtù della nuova legge, devono essere dichiarate tout court ” irricevibili”. Questo innesca un effetto domino incontrollato: senza residenza nessun lavoro, senza residenza nessuna tutela sanitaria se non esclusivamente ospedaliera e nel caso di urgenza, senza residenza solo fantasmi a pellegrinare nelle città. Un aumento esponenziale della illegalità in una giungla sommersa di reietti. Così, nonostante il divieto sancito nel Decreto Sicurezza meglio conosciuto come Legge Salvini, nonostante l’apposizione sulle pratiche dell’ufficio anagrafe, dell’aggettivo che ne connota il destino” irricevibile”, il sindaco motu proprio, agendo come ufficiale di governo e di anagrafe, ha predisposto l’ iscrizione di una donna libica e di tre migranti bengalesi, richiedenti asilo, nei registri dell’anagrafe del comune. Leoluca Orlando ha dichiarato che dopo le verifiche di legge da parte della polizia municipale, sarà loro concessa la residenza e, conseguentemente, sarà completato l’ iter per l’iscrizione degli stessi sul portale anagrafico. Il Sindaco si sarebbe assunto la piena responsabilità della “disubbidienza” non volendo che eventuali conseguenze fossero ascritte ai funzionari dipendenti del comune. Egli ha voluto la paternità dell’ atto utilizzando per accedere al portale le credenziali d’accesso del sindaco medesimo. Orlando è consapevole dei rischi civili e penali che corre. E anche di quelli sottaciuti in termini elettorali. Ha agito quale autorità di pubblica sicurezza, con il fine ultimo di garantire le condizioni di pace sociale. L’ art. 54 del testo unico degli enti locali attribuisce importanti potestà al sindaco–ufficiale del governo che adotta provvedimenti contingibili e urgenti al fine di prevenire ed eliminare gravi pericoli che minacciano l’incolumità pubblica o la sicurezza urbana. Orlando sa che la Costituzione è garante dei diritti umani di cittadini e stranieri, sa che ogni disubbidienza, anche quella civile, incontra la legge e ad essa dovrà poi soggiacere, sa che il braccio di ferro è impari perché il Ministro ha teso un’ottima rete di propaganda, sa che il fideismo è un veleno subdolo che a piccole dosi consuma le coscienze annichilendo le volontà, sa che la vicenda sarà strumentalizzata e i beneficiari saranno additati come usurpatori, come profittatori della bontà nostrana. Orlando sarà messo a ludibrio di popolo ancor prima che un processo penale si apra a suo carico. Tanti difensori d’ufficio troverà il gigante Golia. Il sindaco ribelle sarà difeso solo dalla sua coscienza, unica con cui in questa vicenda non ha inteso scendere a patti. E Davide lanciò la pietra…La traiettoria non dipende dal coraggio, l’esito dell’impatto lo dirà la Storia. Ma quel che conta è che fu lanciata.
