LA TRUFFA CHE DIVENTA TRAGEDIA. RIFLESSIONE SU TRE VITE SPEZZATE

LA TRUFFA CHE DIVENTA TRAGEDIA. RIFLESSIONE SU TRE VITE SPEZZATE

Per la vicenda del rogo di Alessandria c’è un fermo, si tratta di Giovanni Vincenti, il proprietario dell’immobile esploso, che ha rilasciato una confessione esaustiva e precisa.E’ stato ascoltato dai militari del Comando provinciale di Alessandria per tutta la notte, ha dichiarato di essere pesantemente indebitato e di aver escogitato questa sorta di truffa ai danni dell’assicurazione per cercare di risolvere il problema della sua compromessa situazione economica.Indagata a piede libero anche la moglie di Vincenti.La notte della tragedia Vincenti è stato informato da un carabiniere che il primo incendio era quasi domato, ma non ha detto che all’interno della casa c’erano altre cinque bombole che continuavano a far fuoriuscire gas. Questo è avvenuto intorno all’1 di quella notte, il che dimostra che ci sarebbe stata mezz’ora di tempo più che sufficiente ad evitare la tragedia.” Non avevo intenzione di uccidere”, dichiara Vincenti agli inquirenti, parole che oggi assumono un suono terribile, così come terribili sono state le urla disperate, le richieste di aiuto, di quelle tre vite spezzate troppo prematuramente, di quei sogni rimasti lì, intrappolati tra le macerie e la tremenda sensazione di non riuscire più ad emergere da quel triste incubo.Professioni che espongono a rischi reali di vita, professioni che aiutano altre vite ad essere salvate, paghe misere per grandi missioni, per grandi responsabilità, per altruismo e impegno sociale che poco ha a che fare con il lavoro.Triste epilogo che anche se risolutivo del caso non riporterà indietro quelle vite, ed a poco servirà pensare a queste persone come ad eroi della quotidianità, perché il vuoto, la mancanza, il loro sorriso continuerà a mancare a chi gli ha voluto bene, a chi ha camminato per un pezzo di vita insieme a loro.Triste vedere quanto le persone disperate siano in grado di commettere gesti disperati oltre che scellerati.Triste vedere quanto poco venga considerato alto il valore della vita, triste pensare che questo gesto sia stato visto come risolutivo di un problema che si sarebbe potuto risolvere in altro modo.Si leggono in rete molte parole pesanti all’indirizzo di chi si è macchiato di un atto così superficiale e vile, ma anche quelle dettate dall’onda emotiva del momento, non sono risolutive e ci trasformano in ciò che non dovremmo mai diventare, persone rabbiose che seminano odio invece che cercare di fermarlo, esattamente come quei tre giovani vigili del fuoco hanno fatto cercando appunto di fermare quelle fiamme che li hanno trascinati con loro.Una giustizia che non ripaga della vita, ma che mette in risalto ancora una volta cosa siamo diventati: insensibili, a volte disperati soggetti che cercano di restare in bilico mentre la vita sprofonda nel buio totale dell’indifferenza.Intanto che le indagini proseguono per dissipare altri coinvolgimenti e dubbi, cerchiamo di salvare i sorrisi di Antonio, Marco e Matteo, chiedendo loro scusa per ciò che non siamo stati in grado di evitare e ringraziamoli invece per tutto il dolore da cui, grazie ai loro interventi, sono riusciti a salvarci loro.