MATTARELLA ED ENRICO IN UN ABBRACCIO DEL DOLORE E DEL RICORDO

MATTARELLA ED ENRICO IN UN ABBRACCIO DEL DOLORE E DEL RICORDO

Li fecero entrare in cucina. Enrico, 10 anni. Suo padre, sua madre, le sue sorelle. Persino suo nonno. Assieme ad un’altra famiglia di rastrellati. Poi, dopo averli stipati lì dentro, i nazisti iniziarono a sparare. Caddero tutti uno ad uno. Ma nel mezzo dell’inferno, Enrico si sentì chiamare. Era una bambina, Grazia. Lo tirò dentro un sottoscala. Mentre un’altra bambina ancora si nascondeva sotto i cadaveri dei propri parenti straziati dai colpi. Quando smisero di sparare, tutta la famiglia di Piero giaceva a terra crivellata dai colpi. I nazisti però volevano assicurarsi di aver davvero ammazzato tutti. Quindi, per non sprecare tempo, diedero fuoco alla casa. Enrico e le due bambine riuscirono, per miracolo, a fuggire nel campo limitrofo prima che l’incendio divampasse. Lì aspettarono due ore. Fino a quando non si fecero coraggio e uscirono lanciandosi disperatamente verso la casa ridotta in cenere. Forse con la flebile speranza di trovare qualcuno in vita. Trovarono solo i cadaveri di chi avevano amato bruciati. Enrico, dopo quella vista, corse via. In paese incontrò lo zio, il fratello di suo padre. Si abbracciarono. Aveva appena seppellito la moglie. Ma, nonostante avesse una malformazione alla spina dorsale, non si sa con quale forza riuscì a scavare due fossi nella foresta ed a portare a braccia il cadavere del fratello, della cognata e delle altre 8 persone e lì seppellì. Da quel giorno Enrico non ha mai smesso di lottare e di ricordare. Di riaprire la ferita e racconta ogni volta a cosa portò l’orrore dell’odio, della violenza. L’ha fatto per più di mezzo secolo. E l’ha fatto anche oggi. Oggi che Sergio Mattarella è andato a Sant’Anna di Stazzema, dove assieme alla famiglia di Enrico morirono altre 550 persone, tra cui 130 bambini. Oggi Sergio Mattarella si è abbracciato con Enrico. Si sono abbracciati nel dolore, nel ricordo. Si sono abbracciati nella memoria di quanto non dobbiamo mai più scordare. Affinché quell’orrore non si ripeta mai più.