BOTTE DA ORBI TRA RENZIANI E ANTIRENZIANI
Sono giorni dominati dal Partito democratico, che grazie all’apparizione di Renzi da Fazio ha riconquistato la ribalta. Ieri renziani e antirenziani se le sono date di santa ragione, oggi pomeriggio alle tre comincia una direzione del partito che s’annuncia infuocata. •Dovevano decidere se allearsi col Movimento 5 stelle oppure no.È un ordine del giorno che dovrà necessariamente essere ripensato, se non nella forma, di sicuro nella sostanza. Ossia: sull’uscita di Renzi, che ha negato la possibilità di un’alleanza col M5s, ma non quellìa di discuterci un attimo, magari in vista del cosiddetto governo istituzionale – governo cioè che faccia quelle riforme che non sono riuscite a lui -, i dem sono obbligati a prender posizione e prendendo posizione a far capire, a se stessi e a noi, se il fiorentino ha ancora dalla sua la maggioranza dei membri della direzione. Ieri Roberto Giachetti, renziano di provata fede, uomo serio e simpatico, ha detto adAgoràche non è certa la maggioranza renziana in direzione, che il Pd non è un monoblocco, lo attraversano varie inquietudini, quindi è meglio stare a vedere. • Avevo letto numeri che sembravano molto solidi.Chi sa. I duri scambi di ieri sono stati provocati da un’iniziativa dei renziani che hanno pubblicato sul sito #senzadime la lista dei componenti la direzione e, accanto a ogni nome, la posizione politica di ciascuno. Gli antirenziani hanno preso la cosa malissimo, tacciandola di «lista di proscrizione», sa, quella che nell’82 a.C. aveva stilato Silla per far fuori i romani che stavano con Mario e che per l’occasione vennero dichiaratihostes publicipassibili del sequestro dei beni. I renziani si sono rassegnati a cancellare i nomi dal sito. Però, nel frattempo, Luca Lotti, Francesco Bonifazi, Maria Elena Boschi, Dario Parrini, Andrea Marcucci – cioè la coorte di fedelissimi che circonda il fiorentino – avevano preparato un documento in tre punti da far girare tra i parlamentari, prima firma quella dell’altro renziano doc, Lorenzo Guerini. •Documento che dice…?Si escludono conte interne durante la direzione di oggi, si tacciano di irresponsabilità, per non essere stati capaci di mettere in piedi un governo, M5s e centro-destra, si dice sì al confronto ma no a un governo guidato da Salvini o di Maio. I numeri non sono ufficiali, ma il documento avrebbe raccolto le firme di 77 deputati su 105 e di 39 senatori su 52. •Che importanza ha la posizione dei parlamentari? Quella che conta è la posizione dei membri della direzione.Ma anche se, per ipotesi, la direzione del Pd oggi si esprimesse a favore di un’alleanza col M5s, l’eventuale governo Di Maio-Martina dovrebbe ottenere la fiducia dalle camere e senza l’appoggio dei renziani la fiducia non arriverebbe. Il senso del documento, in definitiva, è questo: ragazzi, non perdiamo tempo. Naturalmente gli antirenziani potrebbero insistere sull’alleanza con Di Maio al solo scopo di sfiduciare definitivamente Renzi. Ma il test potrebbe pure sortire l’effetto contrario, cioè di metter fine alla breve esperienza della reggenza di Martina, comunque in cerca di visibilità dato che s’è fatto vedere anche sul palco del 1° maggio, con la Angiolini, la Nannini e il cattivissimo Lodo. •In tutto questo, che fine ha fatto la discussione sul governo, le elezioni, il crollo grillino in Friuli, Salvini, Berlusconi e il resto?Di Berlusconi s’è occupato soprattutto Sorrentino mostrando alla stampa la seconda parte diLoro(nelle sale dal 10 maggio). Poi: Di Maio ha attaccato Salvini sostenendo, con un post sul blog delle Stelle, che ha paura delle elezioni perché la magistratura gli ha sequestrato i soldi, la Lega ha problemi con le fidejussioni, «noi invece facciamo campagna elettorale con le piccole donazioni di tanta gente». Salvini ha replicato: «Non rispondo a insulti e sciocchezze». Ricorderà che alla Lega, per le vecchie storie delle malversazioni al tempo di Bossi, sono stati sequestrati due milioni di euro. Non credo che Salvini se ne sia spaventato. Quanto al governo possibile, non ci sono nuove idee. S’è saputo che Mattarella non ha intenzione di dare incarichi al buio, senza cioè che sia certificata preventivamente una maggioranza. Era l’idea di Berlusconi, che da ultimo Salvini sembrava aver fatto sua, chiedendo per sé l’incarico. Mattarella avrebbe risposto (riservatamente): se ci sono questi transfughi, che vengano alla luce del sole e si costituiscano in gruppo. Ugo Magri, sulla Stampa, ha ipotizzato che si possa andare a votare l’8 luglio. Forse Mattarella proverà a lavorare intorno all’idea di Renzi di un governo che faccia «le riforme», cioè, in definitiva, che cambi la legge elettorale e ce ne dia una capace di designare un vincitore certo. Giorgetti, il Letta di Salvini, ha detto che la cosa sarebbe possibile, ma a patto di cambiare la legge elettorale e correre subito dopo al voto. Una cosa, cioè, di pochi mesi.
