HANTAVIRUS: COME SI DIFFONDE L’EPIDEMIA CHE HA COLPITO IL SUD DELL’ARGENTINA

La vicenda ha qualcosa di simbolico. Nell’antichità, dopo ogni carestia, arrivava un’epidemia di peste. Ed ecco che nell’Argentina colpita dalla recessione si sta diffondendo un’epidemia di hantavirus, un retrovirus (ossia un virus a Rna e non Dna) che si trasmette all’uomo attraverso un topo, ilratón colilargo(nella foto), della stessa famiglia dei criceti, tramite il contatto con saliva, urina e feci. La malattia è presente in tutto il mondo, Europa compresa, e può portare a sindrome cardiopolmonare (collasso dell’organo a causa dei danni alla superficie delle cellule), complicazioni renali e febbre emorragica. I sintomi sono affaticamento, dolori muscolari, cefalea e arrossamento intenso del viso e degli occhi. Non esiste vaccino e le cure sono solo sintomatiche. Per alcuni ceppi, tra cui quelli presenti in Argentina, il contagio interumano è possibile, sebbene non frequente, attraverso la saliva e altre secrezioni. Le persone contagiate sono di solito i familiari dei malati.Il focolaio della malattia si è sviluppato nella provincia di Chubut, in Patagonia, dove la principale risorsa è il turismo. E a rischio è proprio la stagione estiva che va da novembre a marzo. Alcuni casi sono stati individuati anche nella provincia di Buenos Aires, l’ultimo dei quali nella città di La Plata, a un’ora di macchina dalla capitale.Dall’inizio dell’epidemia, in dicembre, a oggi, i morti accertati sono 14. Con un tasso di mortalità molto alto (40 per cento a Chubut) sul numero dei contagiati, molto più alto che negli anni scorsi. Tale anomalia è probabilmente dovuta alle peggiori condizioni di salute delle popolazioni rurali, a causa della crisi economica che porta le persone a mangiare peggio e a non curare eventuali patologie non mortali. La conseguenza? Un sistema immunitario indebolito che non riesce a reagire all’infezione.Come mai un virus finora endemico ma controllato è diventato un’emergenza? Una delle concause è la caccia a puma e volpi, consentita nel Sud per proteggere il bestiame, che altera la catena alimentare e determina la proliferazione dei topi portatori del virus. Nella sola provincia di Chubut nel 2017 sono stati uccisi 250 puma e 5000 volpi, senza nemmeno aver fatto stime preventive sulla consistenza della popolazione faunistica locale. Le leggi dello Stato tutelano la fauna selvatica, ma le provincie (l’Argentina è uno stato federale) spesso legiferano in conflitto con la legge nazionale. E in attesa che il conflitto si risolva sul piano giuridico, le leggi provinciali vengono applicate con solerzia, soprattutto se remunerative dal punto di vista elettorale. Un puma vale 1000 pesos (circa 26 dollari), una volpe 350 (circa 9,5 dollari): piccole cifre, che però possono contribuire all’economia familiare nelle zone rurali e alla rielezione di qualche parlamentare locale alla consultazione successiva.Gli interventi per contrastare la diffusione del virus esistono ma manca la volontà politica di applicarli. Un investimento statale permetterebbe, per esempio, di distribuire ai topi cibo trattato con sostanze contraccettive, che limiterebbero la loro proliferazione. Peccato che nel 2017 sia stato licenziato dalla Secretaría de Ambiente (ex ministero autonomo, declassato dal governo di Mauricio Macri) il biologo Guillermo Andrés Varela, principale esperto argentino del ciclo vitale del topo responsabile della trasmissione del virus. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti.