LA TRADUZIONE DI ISLAM E’ SOTTOMISSIONE. LO SAPEVATE?

LA TRADUZIONE DI ISLAM E’ SOTTOMISSIONE. LO SAPEVATE?

Perché chiamiamo questa rubrica “sottomissione”? Semplice. Perché è questo che letteralmente significa la parola “islam”. Sottomissione, obbedienza. Ad Allah, ovviamente e ai suoi dettami. Se non lo sapevate, è bene prenderne coscienza e capire quanto sia incompatibile col cristianesimo che invece è religione di libertà. Si può anche rifiutare Dio, cancellarlo, bestemmiarlo, ma nella religione cattolica è fondamentale la misericordia: riaccogliere tutti, soprattutto le persone perdute.Breve preambolo per cercare di capire che sta succedendo in Occidente. Ovvero la sottomissione a qualunque credo e ideologia venga da fuori, da lontano. Tanto per cominciare, si parte da un assunto. L’Occidente ha una colpa originale: esistere, far parte di quella fetta di mondo privilegiato che ha depredato le risorse del pianeta, a scapito dei più poveri e disgraziati. Una colpa che dobbiamo scontare in eterno, anche chi non c’entra nulla. Capo coperto di cenere sempre, e mano tesa, perché i colonizzatori prima, le multinazionali poi, sono e sono stati rapaci, avidi e sfruttatori. Noi, ovviamente, ovvero la stragrande maggioranza dei cittadini, non c’entriamo nulla, ma dobbiamo anche noi batterci il petto e chiedere perdono.Da qui discende tutto il resto: ciò che viene da questi poveri paesi è buono e giusto, noi siamo dei vermi privilegiati. Assodato ciò, che facciamo? Anche questo è semplice: bramiamo gli stranieri. Non è mai successo nella storia dell’umanità, ma accade ora: non è mai successo che i governanti di un popolo bramino l’ingresso nel proprio territorio di appartenenti ad altre etnie. Anzi, la storia è stata all’insegna di guerre di conquista dei territori altrui. Sbagliatissimo, ovviamente, ma ora accade, per la famosa legge del contrappasso, l’esatto contrario: vogliamo che il nostro territorio sia di tutti, anzi, che non esista affatto. Da un eccesso all’altro. La litania dura da anni, con varie modulazioni, che sempre meno convincono gli italiani, per non parlare di quei “fascisti” dell’Europa dell’est: l’accoglienza è un dovere, per il quale dobbiamo svenarci; facciamo troppo poco per l’integrazione; è colpa nostra se questi disperati a cui l’Occidente ha fatto del male non si trovano bene; ci servono per un sacco di lavori che gli italiani non vogliono più; pagheranno le nostre pensioni, visto il calo demografico. Quando non si fa leva sui buoni sentimenti, scatta il ricatto economico: senza di loro saremmo perduti. Tutte balle, tranne il primo argomento, ovvero che l’accoglienza è un dovere.I migranti servono e sono serviti al capitale per abbassare il costo della manodopera. Lo vediamo ogni giorno: se c’è chi è disposto a lavorare per 300 euro al mese, per quale motivo i nostri giovani dovrebbero guadagnare di più? Figuriamoci cosa gliene frega all’alta finanza che comanda il mondo delle questioni umanitarie. In Italia e in Europa siamo pure troppi, le risorse non sono infinite. Non servono altri abitanti, ma non impoverire ulteriormente chi già c’è. Infatti l’Australia, coi suoi 25 milioni di abitanti per un territorio esteso poco meno dell’Europa (che di abitanti ne ha 743 milioni) ci tiene molto a non allargarsi troppo. E parliamo di un continente nato, paradossalmente, proprio sull’immigrazione. Quanto alle nostre pensioni, rassegniamoci: né i giovani italiani che mai avranno un lavoro fisso, né tantomeno gli stranieri, per i quali idem con patate, potranno contribuire in modo serio alla previdenza, che, come tutte le cose, è destinata a scomparire a favore delle assicurazioni private, per chi se le potrà permettere. Che l’Inps sia al collasso ce lo dicono un giorno sì e l’altro pure.Bisogna però immettere giovani di altre nazionalità perché la popolazione invecchia. Altra balla. Se riuscissimo a trattenere in Italia i circa 250.000 giovani che ogni anno se ne vanno all’estero in cerca di fortuna, applicando anche serie politiche a favore della famiglia, sicuramente non avremmo bisogno di ricorrere ai giovani altrui. O di ricorrervi in modo ragionato, con una programmazione decente dei flussi. E poi perché i nostri giovani dovrebbero accettare stipendi da fame con cui non possono vivere? Hanno ragione ad andarsene. Ma gli stipendi da fame sono quelli che tutti, ma proprio tutti, ormai sono disposti a dare. Qualcosa non funziona, giusto?Intanto, la sottomissione scende per “li rami”. Siamo arrivati al punto che in una chiesa del nord, durante la preghiera dei fedeli, sia stata inserita questa invocazione:“Per coloro che ricoprono incarichi di governo e di responsabilità sociali e civili, perché si adoperino in tempi rapidi a far approvare la riforma sullo ius soli, consentendo ai giovani di origine straniera, nati o cresciuti nel nostro paese, di diventare cittadini italiani non solo di fatto, come già sono, ma anche per la legge. Preghiamo”.Già, preghiamo. Per la morte dell’Occidente, che qualcosa di buono comunque ha fatto, preghiamo che questa legislatura, come ha promesso il ministro Minniti, faccia in tempo ad approvare lo ius soli, di cui a buona parte degli italiani non gliene frega nulla, visto che vogliono invece meno tasse e lavoro, e preghiamo di diventare sempre più sottomessi e di non reagire mai. E’ quello che vuole il governo mondiale guidato da pochi oligarchi.