CONTE DA 10 GIORNI ALLA UE SPACCATA

CONTE DA 10 GIORNI ALLA UE SPACCATA

Conte da 10 giorni all’Ue: “Se aiuti come in passato facciamo da soli”È un’Europa divisa al vertice di ieri sera. È scontro per i coronabond, Conte, Macron e altri leader Ue prendono tempo.Un vertice drammatico durato quasi sei ore i leader dell’Unione europea rinviano tutto di due settimane. I leader prendono atto che le posizioni restano molto distanti e decidono di prorogare la decisione, invitando l’Eurogruppo a presentare “proposte” entro 15 giorni. Non c’è stato confronto o riferimenti sugli strumenti da mettere in campo per fronteggiare la crisi economica scatenata dal coronavirus: né al Meccanismo europeo di stabilità, né tanto meno ai coronabond chiesti dall’Italia e da altri paesi del fronte sud. Il nord non si fida del modo di gestire i conti pubblici del sud, e non è pronto a fare da garante a paesi troppo indebitati.Il premier italiano Conte ha attaccato senza mezzi termini le posizioni attendiste di alcuni colleghi europei del Nord, con la Germania in prima fila nel voler negare aperture,I leader sono collegati in videoconferenza durante il Consiglio Europeo. Il compromesso è raggiunto in tarda serata, non aveva sortito alcun effetto positivo e  rischiava di incrinare ulteriormente i rapporti all’interno del Continente: “Come si può pensare che siano adeguati a questo shock simmetrico, strumenti elaborati in passato, costruiti per intervenire in caso di shock asimmetrici e tensioni finanziarie riguardanti singoli Paesi?”. Conte è furibondo e non la manda a dire scorina con fermezza le sue ragioni: “Se qualcuno dovesse pensare a meccanismi di protezione personalizzati elaborati in passato allora voglio dirlo chiaro: non disturbatevi, ve lo potete tenere, perché l’Italia non ne ha bisogno”.Nel corso della conference call con i leader europei, Giuseppe Conte aveva chiarito che nessuno pensa a “una mutualizzazione del debito pubblico. Ciascun Paese risponde per il proprio debito pubblico e continuerà a risponderne”. L’Italia, aveva spiegato Conte, “ha le carte in regola con la finanza pubblica: il 2019 l’abbiamo chiuso con un rapporto deficit/Pil di 1,6 anziché 2,2 come programmato. Le conseguenze del dopo covid-19 vanno affrontate non nei prossimi mesi ma domani mattina”. L’Italia, dunque, respinge la bozza in discussione al tavolo del Consiglio europeo sugli strumenti per fronteggiare la crisi economica legata al coronavirus. In questo dibattito Giuseppe Conte non è solo: c’è la Francia e in particolare al fianco dell’Italia c’è il primo ministro spagnolo, Pedro Sanchez. Tutti hanno chiesto che in 10 giorni la Ue trovi “una soluzione adeguata alla grave emergenza che tutti i Paesi stanno vivendo”. Conte ha ringraziato per il lavoro fatto, continua palazzo Chigi, ma non accetta la bozza. Ma come nasce questo scontro senza precedenti nel momento peggiore per il nostro Paese e l’intera Europa? La discussione si era fermata dopo che Conte e Sanchez avevano respinto le proposte contenute nella bozza di documento preparata dal presidente Ue, Michel. Italia e Spagna avevano ritenuto come “insufficiente” l’approccio Ue per quanto riguarda il ricorso a nuovi strumenti finanziari. Sul tavolo c’era la proposta di un Coronabond, idea respinta dalla Germania e dal fronte dei Paesi nordici. Conte e Sanchez, insieme a Macron e ad altri sei capi di governo premono perché una istituzione Ue emetta un titolo del genere che però sarebbe emesso non comunemente dai 19 Paesi dell’Eurozona, bensì da una non meglio precisata istituzione Ue. L’altra questione ‘bollente’ riguarda il Mes, Meccanismo europeo di stabilità, in particolare le condizioni in base alle quali concederebbe una linea di credito rafforzata per facilitare i Paesi sui mercati. La critica dell’Italia e di altri Stati, su per giù gli stessi che hanno firmato la lettera sul Coronabon, è che non può valere la stessa “condizionalità” prevista per crisi finanziarie classiche (tipo Grecia) essendo quella del coronavirus del tutto differente per natura. La condizionalità del Mes prevede la definizione di un programma di consolidamento e una supervisione stretta delle politiche economiche e finanziarie nazionali. L’Eurogruppo non è riuscito a trovare il consenso generale, i capi di Stato e di governo cercano di trovare una via di uscita per poi delegare i ministri del Tesoro a definire gli aspetti tecnici. Ma per ora un’intesa non c’è. In serata è arrivata anche la risposta di Di Maio, Conte ha fatto bene” a respingere la bozza del vertice Ue: “Se si vogliono proporre vecchi strumenti faremo da soli, spenderemo quanto serve”. Sono la Germania, Olanda e Austria a rimanere sulla loro posizione e ribadiscono di essere nettamente contrarie ai coronabond ed escludono un ricorso al Fondo Salva Stati senza condizionalità come chiesto da Italia, Francia e Spagna. La cancelliera tedesca, Angela Merkel, si è detta contraria ai coronabonds per affrontare la crisi del coronavirus. “Non abbiamo parlato nello specifico delle condizionalità o meno del Mes”. Lo ha detto Angela Merkel, in una conferenza audio. Rispetto a chi ha immaginato o immagina i coronabond, ha affermato Merkel, “ho spiegato che dal punto di vista tedesco noi preferiamo il Mes, come strumento, che è stato fatto per le crisi”. “Ma non siamo andati nello specifico”, e adesso la questione passa ai ministri delle finanze, ha concluso. Il Mes offre “abbastanza possibilità” per aiutare gli stati e reagire alle crisi, senza cedere sui principi di base, ha affermato la cancelliera. Il Consiglio “prende atto dei progressi compiuti dall’Eurogruppo” e “in questa fase” invita i ministri delle Finanze della zona euro “a presentare proposte entro due settimane”, si legge nelle conclusioni. Il documento non contiene quindi una specifica menzione al Mes come era emerso dalla prima bozza, o ad altri strumenti, e aggiunge che “queste proposte dovrebbero tener conto della natura senza precedenti dello shock Covid-19 che colpisce tutti i nostri paesi. La nostra risposta sarà intensificata, se necessario, con ulteriori azioni in modo inclusivo, alla luce degli sviluppi, al fine di fornire una risposta globale”. Il compromesso finale, più tattico che politico, non riduce le distanze tra i fronti contrapposti, e arriva dopo la minaccia dell’Italia e della Spagna di non firmare le conclusioni del vertice e dopo il durissimo attacco di Giuseppe Conte che chiede ai partner, Germania e Olanda in testa, “una risposta forte ed adeguata”. Per ora la partita è rinviata, nelle prossime settimane i governi cercheranno un compromesso in sede di Eurogruppo. Ma le posizioni rimangono lontane.