LA GUERRA FREDDA CON LA CINA

La guerra commerciale Usa-Cina cominciata tre anni fa è diventata una nuova guerra fredda, esplosa in pieno con l’impatto del coronavirus. La Cina è poco trasparente e Trump in campagna elettorale demonizza Pechino. Dopo il virus il mondo sarà probabilmente come prima, ma un pò peggio. La guerra commerciale Usa-Cina cominciata tre anni fa è diventata una nuova guerra fredda, esplosa in pieno con il formidabile impatto del coronavirus. Che cosa accade, di chi fidarsi e da che parte stiamo? Una cosa è certa: si stanno regolando i conti della globalizzazione.Che la Cina sia stata proco trasparente sulla vicenda che ha dato origine alla pandemia non ci sono dubbi. Ma finora non ci sono prove di un errore di laboratorio a Wuhan _ come indica il Nobel per la medicina Luc Montagnier _ e la situazione è troppo grave, come scrive Peter Haski sull’Internazionale, per affidarsi a sospetti e affermazioni eclatanti. Ma se le smentite cinesi non convincono, sul fronte opposto Trump, in vista della campagna elettorale, deve trovare dei capri espiatori per giustificare i propri errori: demonizzare Pechino gli può tornare utile.Del resto c’erano già tutte le premesse della guerra fredda nella battaglia sui dazi e in quella tecnologica scatenata dagli Usa contro il colosso cinese Huawei.Che la partita sia grossa lo dice anche il ministro degli esteri francese Jean-Yves Le Drian in un’intervista a Le Monde che risponde sulla possibilità che Pechino possa prendere il posto degli Stati Uniti: “Il mondo sta cambiando: credo che somiglierà molto a quello di prima, ma in peggio”.Vediamo qualche dato concreto. La nuova guerra fredda differisce sostanzialmente sul piano economico da quella con l’Urss. Lo sviluppo dell’Unione Sovietica è sempre stato inferiore a quello dell’America: nel 1990 la produzione industriale di Mosca sulla produzione mondiale era del 12,9%, quella degli Usa del 20 per cento; per non parlare del Pil, quello dell’Urss era meno della metà di quello americano. Oggi Usa e Cina assommano quasi in parti uguali il 40 per cento dell’economia mondiale.Ma chi è il più forte? In base agli indicatori convenzionali_ spiega Jacob Shapiro su Limes _ gli Usa sono ancora molto più forti di Pechino, come potenza militare, taglia economica, tecnologia, influenza politica e culturale. Ma la pandemia ha messo in luce alcune debolezze dell’America. La Cina oggi può produrre molto di più degli Stati Unii. Nonostante la loro forza gli Usa dipendono in molti campi industriali dalla Cina, nonostante sia iniziato il “decoupling”, la rilocalizzazione delle società americane, come per esempio la produzione dei prossimi iPhone in India.E’ interessante, al di là delle teorie complottiste, vedere cosa è accaduto in concreto con l’esplosione dell’epidemia. Prima della pandemia la Cina produceva metà dei respiratori e delle mascherine chirurgiche a livello mondiale. A gennaio ha smesso di esportali e ha cominciato a rastrellare sul mercato questi prodotti. A inizio marzo il fabbricante canadese di mascherine Medicon Group ha segnalato che Pechino stava dirottando le forniture di materie prime alle proprie aziende per presidi sanitari da utilizzare sul mercato nazionale. Certo non è stata soltanto la Cina a farlo, a se a livello mondiale c’è ancora scarsità di importanti dispositivi sanitari di protezione questo accade perchè Pechino domina la filiera produttiva.Certo la Cina è stata anche abile a sfruttare la situazione per proiettare all’esterno un’immagine di Paese amichevole, donando mascherine e tamponi in Asia in Africa, inviando squadre di medici in Italia e in Europa. E’ stata un campagna di successo perché a sostenuta da un fondo di verità: oggi il mondo dipende dalla Cina, che lo si voglia o meno. E potrebbe anche avere uno scopo a breve visto che le imprese statali cinesi, come racconta l’agenzia Bloomberg potrebbero partire con una campagna di acquisizioni di imprese europee con lo scontoMa come nella vecchia guerra fredda c’è un dato da non trascurare. Il sistema cinese non intende conformarsi al modello politico occidentale, come apertamente detto dal presidente Xi Jinping, e attua uno ferreo controllo sulla popolazione. Sul Manifesto un interessante articolo di Simone Pieranni ci racconta l’ubiquo controllo del Partito comunista e come le società hi-tech cinesi dipendano strettamente dallo stato. In Cina si sta creando un gigantesco data base nazionale quale ogni cittadino e ogni azienda avranno un “punteggio sociale” determinato dal proprio comportamento in termini di affidabilità economica (pagamento di multe, restituzioni di prestiti) penale, amministrativa. Viene persino segnalato come si suona il clacson e si fa la raccolta differenziata. Se una persona sarà affidabile avrà dei vantaggi, altrimenti vedrà sbarrate alcune prerogative, come quella di non poter viaggiare liberamente dentro e fuori il paese. Il Grande Fratello cinese non ha solo in mano il termometro per misurare la febbre da virus ma anche il registro dei buoni e dei cattivi.