SI PUÒ VIVERE SENZA CALCIO SOPRATTUTTO IN UN MOMENTO COSÌ DIFFICILE.NON FOSSE ALTRO CHE PER GIUSTIZIA SOCIALE

SI PUÒ VIVERE SENZA CALCIO SOPRATTUTTO IN UN MOMENTO COSÌ DIFFICILE.NON FOSSE ALTRO CHE PER GIUSTIZIA SOCIALE

Lo dico da tifoso: far ripartire il campionato di calcio con 400 morti al giorno è l’ultimo problema di cui possiamo occuparci”.Roberto Speranza, ministro della Salute, non ha dubbi e nel pomeriggio, in un’intervista a “Radio Capital”, ha smorzato gli entusiasmi di chi (lega calcio e federazione) vorrebbe ricominciare gli allenamenti il 4 maggio.A Speranza ha fatto eco il presidente del CONI, Giovanni Malagò. “Il calcio può fare ciò che vuole”, ha dichiarato Malagò, “ma in questo momento non mi pare di vedere la possibilità di fare tamponi su tamponi”. Alla domanda: non assegnare lo scudetto sarebbe giusto?, il presidente del CONI ha risposto: “Mi sembra la decisione più responsabile”.Certo, il calcio è la quarta industria in Italia e muove soldi a palate. E la federazione, attraverso il suo presidente, Gravina, ha anche presentato un protocollo sanitario al comitato tecnico scientifico che assiste il Governo.Ma sembra tutto così assurdo… si pensa ai soldi e non alla salute. Siamo sicuri che i calciatori siano tutti d’accordo? Uno per tutti, il capitano della Lazio, Acerbi: “Il calcio”, spiega il difensore, “è sport di contatto. Mi sembra impossibile ricominciare a breve”.Intanto la battaglia continua. Anche se quasi tutte le squadre si sono tagliate gli stipendi per aiutare i dipendenti messi in cassa integrazione, dai magazzinieri agli amministrativi.Il calcio, va ricordato, è l’unico sport “irriducibile”. Hanno rinviato le Olimpiadi e tutti gli avvenimenti più importanti della stagione, hanno anche rinviato gli Europei di calcio…Loro no, non mollano. E sperano che il pallone torni a rotolare in tempo per chiudere la stagione. Non solo i campionati, anche la Champions League.Continuano a restare fuori dal mondo. A credere che senza di loro non si possa vivere. E senza di loro si vive uguale. Parola di appassionato.E io aggiungo perché alla gente normale, malata, con sintomi evidenti, non viene fatto il tampone e ai calciatori si parla di fare un tampone ogni 3 giorni, ma dove sta la giustizia sociale.?