BOCA-RIVER ,LA PARTITA DELLA VERGOGNA. SCONTRI PRIMA DELLA FINALE DI RITORNO DELLA LIBERTADORES

Altro che Partita del Secolo. River-Boca, finale di ritorno della Coppa Libertadores tra le due squadre-totem di Buenos Aires, 2-2 all’andata alla Bombonera, è già la Partita della Vergogna. Ieri il match è stato annullato per l’assurda violenza del pre-match. Il pullman del Boca, poco prima di entrare al Monumental, è stato colpito, in una zona assurdamente non presidiata dalle forze dell’ordine, da una fitta sassaiola. Vetri rotti, due giocatori feriti al volto (Pablo Pérez e Gonzalo Lamardo) e costretti ad andare in ospedale, attimi di terrore, di paura, di angoscia. Una scena di guerriglia, non di sport. Va bene la rivalità storica, l’enfasi che ha avvolto, per giorni e giorni, il Superclásico, ma ieri si è sfiorata la tragedia. E l’immagine della donna che nascondeva i bengala sotto il vestito di una bambina (madre e figlia?), per poter entrare nello stadio passando senza problemi i controlli, racconta un “vuoto” assurdo di valori, la fine di ogni speranza, l’innocenza ferita al cuore. Alejandro Dominguez, presidente Conmebol, prima ha posticipato la partita, poi, sentito anche il parere del presidente della Fifa Infantino, ha deciso per oggi alle 17, le 21 in Italia. Ma in quali condizioni? Con quale stato d’animo, soprattutto da parte dei calciatori del Boca? Il quotidiano El Clarín, nella sua versione web, ha offerto una attenta e precisa copertura dei fatti, minuto dopo minuto. L’editorialista Daniel Lagares ha scritto di una società ignorante e malata, riferendosi all’Argentina di oggi. Dove niente funziona. A cominciare dalle scelte politiche e sociali del presidente Maurizio Macri. Il football diventa così, come ben sappiamo, uno strumento di “distrazione di massa”. Lo stadio diventa lo sfogo di tutti i mali. E River-Boca si trasforma nel grottesco teatro della grande rabbia e dell’infinito nulla. Oggi, dunque, si gioca. Forse. Ci saranno misure di sicurezza straordinarie. Ci saranno controlli su tutto e tutti. Ma ieri il pallone si è sgonfiato. Niente poesia e niente epica. Solo uno sgomento senza fine.