GRAZIANO DEL RIO E LE PATOLOGIE PIDDINE
L’ancora ministro Graziano Del Rio, ospite di “Otto e mezzo”, ieri ci ha dato sotto con quel suo compunto garbo da sagrestia. Non ha fatto mancare, cioè, l’abile dissimulazione di una possibile patologia quando Lilli Gruber e Marco Damilano gli hanno chiesto qualcosa sull’incontro che c’è stato tra Renzi, i Renzino’s, lui stesso e l’intera delegazione (salvo il segretario reggente Maurizio Martina) che si è confrontata con il Capo dello Stato per le prime consultazioni post elettorali al Quirinale. Non è che gli sia stata fatta una domanda particolarmente ficcante, visto che quanto è successo lo sapevamo già. Gli è stato solo chiesto perché quell’incontro fosse avvenuto negli uffici romani dei Marcucci con Andrea – imprenditore che debuttò in Parlamento nel 1992 come deputato del Pli e adesso è nientemeno che capogruppo al senato del Pd – più altri membri della delegazione Pd epperò, lo ripeto, escludendone il segretario reggente Martina. Ebbene: Del Rio, una volta fattogli notare come quell’incontro fosse avvenuto prima di qualsiasi riunione al Nazareno utile a fare il punto nella sede propria sui colloqui che avevano avuto luogo al Quirinale, ha detto che non lo si doveva male interpretare perché lui – si sa – è assolutamente contrario alle correnti e, semmai, desiderava cogliere l’occasione per segnalare un’amichevole distanza da Renzi in quanto più “uomo del sociale”. E le “Leopolde”? E l’associazione “Cambia Verso”? E la fondazione “Open” ex “Big Bang”? Non ci aveva niente a che fare costui? La più probabile spiegazione di questa dissimulazione sta nella sintomatologia del masochistico desiderio di eutanasia dilagante nel Pd. Ecco, allora, che forse servirebbe all’ancora ministro Del Rio un sostegno terapeutico, ma di uno bravo perché la prima azione messa in atto dal paziente sul setting (come ben sanno i bravi psicoterapeuti) è il raggiro, ossia la rimozione delle ragioni autentiche che sono alla base dei disturbi di personalità.
