L’OSPEDALINO DEI BAMBINI
Noi, un tempo lo chiamavamo “L’Ospedalino”, non perché fosse piccolo o tanto meno inefficiente, ma solamente perché era l’ospedale dei piccoli, dei bambini. Ed io ricordo tanti e tanti anni fa quando entrai timoroso in quell’edificio. Ero piccolo anch’io, ma andavo trovare mio fratello ancora più piccolo ricoverato. Mi misi quasi a piangere quando lo vidi in quel letto con decine di tubi e tubicini attaccati alla sua carne. Ma ero sicuro che stava bene, lo vidi dai suoi occhi lucidi e vispi e dal sorriso che mi fece appena mi vide. Gli presi la mano che lui mi strinse forte. – Guarda chi c’è – gli dissi. Potevamo entrare solo in due in quella stanza. Con me era venuto Nonno Lele. Mamma e babbo erano nel corridoio. Lui fece uncr, ncr, tirando su dalla gola verso il naso. Si, lo aveva riconosciuto, era il nonno contadino, il nonno dei maiali. Massimo era guarito, non ne avevo alcun dubbio. E ancora oggi l’Ospedalino cura e guarisce i bambini. Non conoscevo la parola Microtia una malattia rara che colpisce 5 bambini su 10.000. “Lapo” era nato senza gli orecchi. Al Mayer hanno rimediato. Io so quanto sia difficile disegnare o scolpire gli orecchi, loro, la prima volta al mondo, li hanno fatti veri. La cartilagine di Lapo, una stampante 3D e il ragazzino tredicenne avrà i suoi orecchi perfetti per la sua conformazione del volto. Grande “Ospedalino”, grazie per mio fratello e per Lapo. Grandissimo l’ospedalino Mayer
