SI APRE UN VUOTO NELL’ITALIA DEI MISTERI, MUORE A ROMA STEFANO DELLE CHIAIE

SI APRE UN VUOTO NELL’ITALIA DEI MISTERI, MUORE A ROMA STEFANO DELLE CHIAIE

L’Italia dei misteri perde uno dei suoi più noti protagonisti, Stefano Delle Chiaie. Il Don Abbondio di Manzoniana memoria avrebbe sicuramente detto “Carneade! Chi era costui?”.Per capire chi sia stato “Er’ caccola” (nomignolo con il quale Delle Chiaie veniva chiamato negli ambienti della destra estrema romana) dovremo immergerci in quel sordido mondo rappresentato dalla destra spiritualista che nasce ad opera di Julius Evola.Una destra, tanto per capirci, distante dalla politica attiva e democratica quanto molto più vicina a quell’isolazionismo aristocratico praticato dal suo primo ispiratore, il “barone” Evola.E’ riduttivo raccontare la storia di Delle Chiaie ricordandolo solo come imputato e coinvolto nelle stragi di Piazza Fontana e Bologna, dove peraltro è stato assolto dalla stessa giustizia italiana. La domanda, malgrado la realtà dei fatti, rimane aperta e la risposta sta proprio nel suo ruolo attivo di ispiratore di quel fascismo spirituale che cerca ostinatamente di coniugare le azioni pratiche al fanatismo di stampo “politico”. Siamo sicuri che il suo esilio in Sud America sia stato obbligato, oppure la “collaborazione” con il regime dittatoriale Boliviano (che lo ha visto “lavorare” a fianco del boia di Lione, Klaus Barbie)non fosse altro che la ricerca di un terreno dove mettere a frutto quella spiritualità “attiva” che in Italia rimaneva pur sempre “contenuta” mancando di una vera e propria applicazione pratica? Per quanto riguarda Piazza Fontana era stato chiamato a deporre come testimone chiave di Mario Merlino e la sua collusione con la P2 e la Massoneria è stata evidenziata successivamente nel processo per la strage di Bologna. Si può supporre tutto quel che si vuole ma i poteri occulti (e rilevanti!), certamente potenti in quella fase storica, hanno probabilmente eretto un argine solido a difesa del dirigente massimo di Avanguardia Nazionale. Quale idea di società, che non fosse basata sull’uso estremo della forza e sull’esaperazione dell’ego, permeava il pensiero di quest’uomo? Il culto dell’individualismo imposto con la forza lo portava all’enunciazione di affermazioni quali “la repressione non ci piega, ci moltiplica”, od a scrivere libri controversi come “L’aquila e il condor: storia di un militante politico”. Come se non bastasse nel 1991 apre una sede televisiva dalla quale ritorna a divulgare il verbo fascista della riorganizzata Avanguardia Nazionale. Resta il filo conduttore di una violenza a tutto tondo che fa quadrato tra simili. In questo “quadretto d’autore” non manca la voce “legale” di quella destra nostrana che non rinuncia mai a recidere i legami ideali con il passato. Il Secolo di Storace ci offre una piccola “commemorazione” del camerata morto, affrettandosi a raccogliere le testimonianze di ex “chierichetti” come Mario Tuti (con più ergastoli che capelli in testa) o come lo sfuggente Freda, che si trincea nel “di fronte ai morti non parlo”, forse coerente con il silenzio sui morti per strage..La ciliegina sulla torta porta il nome di Adriano Tilgher che, malgrado si preoccupi di smentire la sua provata appartenenza alla stessa Avanguardia Nazionale, non rinuncia a mostrare la sua vicinanza a quello che definisce come “un pezzo importante della mia vita e della mia storia. Stefano lascia un esempio per tutti gli italiani di coerenza, di lealtà, di stile, di comportamento, quello che serve e che manca nella società di oggi: un riferimento prima umano e poi politico perché è stato un uomo sempre coerente, sempre leale, forte”.Non resta che seguire il “magistrale” esempio di Franco Freda evitando di parlare dei defunti.Ci venga consentito almeno di ricordare le gesta compiute durante la Loro esistenza. In quel caso non è fuori luogo cercare di fare chiarezza riguardo ai tanti episodi rimasti inevasi che hanno chiamato in causa personaggi di questo calibro. Compreso il sospetto che, dietro l’aggressione di alcuni mesi fa (7 gennaio 2019, al cimitero del Verano a Roma,ndr) di due giornalisti dell’Espresso, potesse esserci proprio quell’Avanguardia Nazionale di cui Delle Chiaie è stato fondatore e principale ispiratore.