“ULTIMO TANGO A PARIGI” O “VAI COL LISCIO”?

“ULTIMO TANGO A PARIGI” O “VAI COL LISCIO”?

Grillo, ieri mattina, ha pubblicato sul suo blog un post sulle dinamiche del tango che ha fatto molto discutere. Forse, quando l’ha scritto, pensava a una nota scena del film “Ultimo tango a Parigi”. Ma l’italica alternativa sembra essere stata il musicarello “Vai col liscio”. Dopo 5 anni di governo centrati sul Pd e guidati da premier ex Dc, ex Popolari o ex Margherita, il presidente del Senato (seconda carica dello Stato) è oggi la Casellati di Forza Italia per il cen-dx, e il presidente della Camera (terza carica dello Stato) Fico per l’M5s. Ne seguirà un governo Salvini-Di Maio? Perché meravigliarci se il Pd (che è pur sempre il secondo partito) non è stato ancora capace di fare qualcosa per suonare la musica su uno spartito gradito alla più ampia sinistra? E neppure di fare una mossa per proporre candidature autorevoli visto che, in ultimo, ha avanzato nomi di bandiera come la Fedeli e Giachetti. Fatto gli è che il Rosatellum sottendeva un Renzi-Berlusconi al governo o un Berlusconi-Renzi all’opposizione. Ma considerato il troppo vistoso insuccesso, a Lotti e G. Letta fu conferito il mandato di rovesciare il tavolo entrando a gamba tesa nei giochi di palazzo. Ci provarono, ieri, con la proposta indigeribile per i grillini di Romani al Senato (concambio con Lotti presidente del Copasir), epperò Salvini e Di Maio se ne resero conto e sullo stesso tavolo fecero fallire il tentativo. Oggi Berlusconi, capita l’antifona, con la scelta della Casellati è tornato in campo (il Pd fuori) e, quando sarà il momento, potrà anche evaporare se non altro per ragioni anagrafiche col suo partito personale perché, intanto, avrà provveduto a proteggere gli affari di famiglia. Quello che ignoriamo, semmai, è se la sinistra compreso il Pd vorrà avere un suo ruolo. Non si capisce, cioè, se (ora che Renzi e i “compagnucci della parrocchietta” sembrano essere stati cacciati per davvero in panchina) proverà a ricostruire la rete di rapporti con le categorie sociali più svantaggiate indispensabili all’inversione, quanto prima, degli attuali rapporti di forza. Si sa: la sinistra democratica soffre anche in altre parti d’Europa, ma non si vedono alternative. Se non vuole essere presente solo per esercitare una funzione di testimonianza, con la questione dei rapporti di forza la sinistra democratica dovrà prima o poi tornare a fare qualche conto. Bisognerà provarci dunque, e pensare a un progetto politico con cui ricucire il tessuto connettivo che in questi anni si è strappato in troppi punti. Poi, è naturale, le stagioni cambiano. E per ogni stagione converrà disporre dell’abito adatto, anche se fosse un po’ rammendato.