ZINGARETTI CHIEDE COESIONE, IL VOTO NON LO SPAVENTA
Zingaretti invita gli alleati a ritrovare lo spirito iniziale, soprattutto una maggiore coesione. Sono invece molto più lontane le bizzose risposte del ministro degli Esteri, Di Maio. A tal punto che fanno pensare, specialmente quando afferma che il popolo Pentastellato non vuole un’alleanza strutturale con il PD.In effetti, anche se attraverso l’uso di uno strumento e di una prassi bizzarra, quello stesso popolo è stato consultato e si è ampiamente dimostrato favorevole alla nascita di un nuovo governo che prevedeva l’alleanza con il centrosinistra. Dove possa arrivare la lunga mano di Rousseau, almeno noi, non siamo in grado di dirlo, ma ci atteniamo alla realtà dei fatti e questi sono ben conosciuti.La situazione non si sta dimostrando delle migliori e tutto non nasce certamente dall’affermazione del centrodestra in Umbria. A tal proposito, abbiamo già espresso un parere in merito che guarda ben oltre la questione delle alleanze. Pensare di vincere in quella Regione costruendo sulle macerie, era solo pura fantasia. Ma per il rampante ministro dei 5 Stelle è forse sembrata l’occasione propizia per ritornare a fare degli strani distinguo. Una scusa, in sintesi. L’apertura del credito in realtà è stata fatta molto tempo prima dallo stesso Partito Democratico; probabilmente Di Maio non si è ancora reso conto del fatto che a quest’ora poteva essere in salotto a vedere la televisione, sorseggiando una bibita mentre ascoltava Salvini che aggiornava gli italiani sulle sue gesta.Dobbiamo spiegarlo meglio? Se andavamo a nuove elezioni forse gli sarebbe rimasto solo Grillo, Casaleggio e Rousseau! Quindi, con quale coraggio evita di misurarsi con i numeri e con la realtà, è proprio difficile da capire. L’impressione è che il capo politico dei 5Stelle stia giocando ad alzare il livello di un’asticella che non è in grado di saltare; quanto meno si comporta come tale, credendo di poterla veramente superare. Ma la vediamo dura. Poco importa se è riuscito a far approvare la Legge sulla riduzione dei parlamentari. Oggi si trova ancora più in difficoltà per la “bella” performance fatta dagli europarlamentari del suo partito che, astenendosi in quel di Bruxelles sulla risoluzione PORTI APERTI, hanno consentito alle forze sovraniste di affermarsi per DUE soli voti, rispedendo così al mittente la proposta. Ed ecco che oggi siamo a sfogliare la margherita su “MEMORANDUM SI, MEMORANDUM NO”, senza non poche preoccupazioni. Chi sa osservare bene le dinamiche, avrà sicuramente capito che già da allora si stava evidenziando qualcosa che non andava. Come, c’è l’occasione di far legittimare dalla UE la riapertura dei porti per l’accoglienza dei profughi, e la sprechi così malamente? Senza prima avere uno straccio di dialogo con gli alleati di governo?Le tensioni non sono certo diminuite con una MANOVRA economica assai difficile da condurre in porto; tanto che ha già sortito l’effetto di un cartellino giallo da parte della Commissione europea, che non darebbe scampo in assenza di forti correttivi.Vogliamo considerare tutti buoni e tutti bravi, ma non possiamo non comprendere la stanchezza di uno Zingaretti che invita al buonsenso e riceve costantemente un DUE DI PICCHE. Chiede di ritrovare quello spirito unitario che ha animato la voglia di dar vita a questo governo, fa appello ad una coesione maggiore rispedendo al mittente la polemica politica, ma riceve ancora il rifiuto della bella dalle sette ciglia. “O si riscopre uno spirito comune o i motivi stessi di questo governo vengono meno”. Il segretario DEM è chiaro, pur non alzando i toni. Zingaretti cerca di far capire all’alleato che non stanno governando un piccolo paese di campagna, ma una nazione. Questo vuol dire che non si può navigare a vista od a suon di compromessi o tira e molla; è necessario avere un’idea comune del modo di vedere la società del futuro. Non si può mercanteggiare in eterno.Il generoso segretario Democratico chiede però sicurezze a chi non le saprà mai dare, a chi è nato sparando nel mucchio per demolire un’architettura che non ha mai visto di buon occhio e continua a improvvisare. Intuisce gli eccessi ma continua a inseguire una fantasmagorica TERZA VIA: “Il voto in Umbria dimostra che il M5s deve mantenere la terza via”. Qual’è la direttrice di questa variabile, l’idea di fondo che anima il viaggio dei 5Stelle?La risposta è sempre la stessa; quando la politica latita il populismo cresce, e rappresenta quel famoso gesto dell’asticella che viene alzata sempre di più. Il rifiuto a costruire una coalizione più solida e con le idee chiare, ricorda il gesto di un bambino che fa le bizze per farsi notare.Ma se Di Maio o chi conta realmente in quel partito, si illude che “farsi notare” sia la traduzione di ricevere il voto degli italiani, bé, inizi da ora a contare. Non avrà bisogno di grosse calcolatrici, specialmente se correrà solo.
