CORONAVIRUS E NUOVO DOPOGUERRA: MA DELLA SECONDA O DELLA PRIMA?

CORONAVIRUS E NUOVO DOPOGUERRA: MA DELLA SECONDA O DELLA PRIMA?

olto (inutile negarlo), è evidente il piano inclinato della politica e dell’informazione. Due comparti interdipendenti, ansiogeni e “contaminati” dal virus che ha “mutato” la vita politica e civile. Sono state diluite e azzerate molte forme della democrazia parlamentare. Il premier ungherese Orban l’ha ufficialmente sospesa. La Cina non ha nemmeno preso in considerazione l’ipotesi. A Roma e in molte altre capitali, premier e presidenti consultano qualche ministro, medici e virologi, e poi dettano le regole di vita di milioni di esseri umani che si riassumono in una sola : stare a casa. E’ più facile dire il poco che è concesso – fare la spesa, respirare, chattare – che fare l’elenco del molto che è vietato. Stare a casa significa vivere in una bolla mediatica in cui la contabilità del virus, la politica del virus, l’economia del virus, rappresentano il mondo esterno. La delega della vita civile e politica e l’informazione ansiogena hanno prodotto il paradosso del consenso al manovratore, mediamente alto, nonostante qualche polemica, che riguarda l’efficacia delle decisioni e non la loro legittimità. Saremo presto disponibili ad accettare indagini a tappeto e controlli dei movimenti personali in rete. Si registrano improvvise evoluzioni di società compatte, solidali, mediamente disciplinate, quando si credevano fino a ieri rancorose, individualiste, conflittuali. Un nemico comune, unico e invisibile,  ci minaccia e al tempo stesso ci unisce nello stesso destino. In attesa del vaccino, “Siamo in guerra” e “niente sarà più come prima” potrebbero voler dire essere guariti Int Paesi morti, sopravvissuti in una realtà virtuale, in balia dei giganti del web, di mercati finanziari e forme di potere e convivenza prodotte dall’emergenza sanitaria e ancora sconosciute. Nessuno è in grado di prevedere che cosa succederà quando ci ritroveremo più poveri in Paesi dissanguati. Già si percepisce un altro nemico comune : l’Europa, per la sua colpevole impotenza. E se l’Europa non risponderà all’ultima chiamata, avranno il sopravvento nazionalismi, frontiere chiuse, conflittualità politica, ostilità fra Paesi un tempo amici, debito pubblico insostenibile, domande di autorità e sicurezza, decomposizione del tessuto sociale. Allora dovremo cominciare a chiederci di quale dopoguerra abbiamo parlato sinora, sperando che non assomigli a quello del primo conflitto mondiale. Si sa che cosa fu il « dopo ».