CRONACHE DAL FRONTE (PUNTATA N. 36)
Ieri è tornata Helena, la signora polacca che mi aiuta nelle pulizie di casa. Mancava da non so quanti DPCM: da quello dell’11 marzo – mi sa – quindi da una quarantina di giorni. E’ entrata, carica di energie come sempre, ha dato una rapida occhiata in giro e mi ha incredibilmente promosso, per il mio lavoro da supplente. “Pensavo peggio” è stato il suo giudizio. E mi ha gratificato molto più di un Premio Pulitzer alla carriera. Ho scoperto che Helena è stata fortunata. Il lockdown – io lo chiamerei però “fermo biologico”, suona meglio ed è più patriottico – le ha fatto perdere solo un terzo delle sue entrate. Mentre molte delle sue colleghe ne hanno perso la metà o addirittura due terzi. Un tracollo, a cui lo Stato italiano non ha ancora messo una toppa. Tant’è che finora, a differenza di altre categorie di lavoratori, nessun aiuto è arrivato a colf e badanti. Eppure si tratta di un settore economico che non è certo marginale – si calcola che i lavoratori domestici in Italia siano quasi due milioni, di cui meno della metà in regola – ed ha inoltre un grande impatto sul welfare delle famiglie italiane. Basti pensare alle badanti e al ruolo prezioso che svolgono, anche in questa emergenza, accudendo i nostri anziani con una devozione encomiabile e ammalandosi a volte anche loro di coronavirus. E’ un settore, va poi detto, che non finisce mai sulle pagine dei giornali, perché presenta una forte prevalenza di stranieri, di cui il 45% viene dall’est Europa, Polonia e Romania in primo luogo. Ma secondo la CGIL solo nelle prime due settimane di aprile i licenziamenti nel settore sono aumentati del 30% rispetto allo scorso anno. “Io verso i contributi come tutti – dice Helena – e proprio adesso che c’è bisogno lo Stato mi ignora”. Tra le sue amiche, chi lavora in regola se l’è cavata utilizzando le ferie oppure prendendo un anticipo sul TFR. Chi invece era costretta a lavorare in nero si è vista chiudere la porta in faccia: “per paura, non per cattiveria, e in alcuni casi perché anche queste famiglie erano in difficoltà”. Per fortuna c’è stata anche tanta solidarietà: ci sono famiglie chehanno continuato a garantire il salario alle colf anche non a fronte di una prestazione lavorativa, ci sono stati proprietari di casa che hanno sospeso o ridotto l’affitto, c’è stato infine il cuore grande delle rispettive comunità – quella polacca, quella rumena – che si sono strette attorno a chi aveva perso di più e faceva fatica ad andare avanti. Il 24 aprile il governo dovrebbe varare un nuovo decreto, in cuisono previste misure di tutela per colf e badanti. Si parla di un indennizzo fra i 400 e i 600 euro al mese, a seconda dei contratti, che però andranno solo a chi è in regola (sono 860mila). Colf e badanti che lavorano in nero (il 60%) dovranno invece accontentarsi del reddito di emergenza, che dovrebbe ammontare a 500 euro per due mesi. Non è granché ma è quello che passa il convento. P.S. Al posto della foto, stavolta, una caricatura .
