GLI OSPITI, I TALK SHOW E LE LIBRERIE (MAI NESSUNO SUL DIVANO)
D’accordo, Umberto Eco sosteneva che “una biblioteca non si limita a raccogliere i tuoi libri, lilegge anche per conto tuo”. Se fosse così, si risparmierebbe tempo e si potrebbe comunque fare bella figura in società. Come sta capitando, in questi giorni aspri e virali, a molti ospiti di talk-show. Ci avete fatto caso? Quasi tutti sono collegati da casa, alcuni via Skype, con alle spalle dense e colorate librerie. Sarà perché la libreria, specie se abbellita da qualche oggetto esotico e da una o due fotografie che contano, offre un’immagine rassicurante dell’ospite illustre: come di chi studia, legge, riflette, non perde tempo con le scemenze e le chiacchiere, bada al sodo, sta ancora al tavolo col computer acceso per lavorare.E tuttavia, se qualcuno mi invitasse a dire qualcosa, ma non avverrà, io proverei a differenziarmi, pur disponendo, s’intende, di una libreria più o meno simile. Opterei magari per il divano, come mi accadde in anni lontani facendo “il franco tiratore” per una trasmissione notturna di Raidue, o per il tavolo da pranzo. Poi, naturalmente, uno si fa ritrarre come vuole, offrendo l’immagine che preferisce di sé (i libri, specie se non ordinati in collane, arredano benissimo). Ma la faccenda mi rievoca un po’ la stagione in cui tutti regalavano, per festeggiare i compleanni, il cd “Buena Vista Social Club” di Ry Cooder. Bello, per carità, ma tremendamente alla moda. Una mia amica si ritrovò, mangiata la torta e fatto il brindisi, con quattro copie dello stesso disco.PS. Ricordo che ai tempi di Gianni Riotta direttore del Tg1 nacque addirittura una rubrica di informazione letteraria chiamata “Billy”. Nessuno capì lì per lì, poi qualcuno si accorse che il nome veniva da un fortunato articolo di Ikea.
