HANNO CANTATO BELLA CIAO. ADDIO HELIN BOLEK
Se ne e’ andata. Magra. Magrissima. Helin non ce l’ha fatta. Lei che ha cantato sui balconi del mondo, che ha gridato LIBERTA’ da ogni palcoscenico, e’ salita sull’ultimo , anzi ce l’hanno stesa. No. Non e’ morta per il Coronavirus.Non e’ una delle illustri vittime del flagello del secolo. E’ morta per un male che persiste da piu’ tempo : la libertà di pensiero e parola che devono convivere con la dittatura. E…nel silenzio del mondo, vestito dei lustrini del consumismo sfrenato, soccombono. Group Yorum un gruppo musicale. Uno come tanti. Forse. A cantare la libertà e il diritto alla pace del popolo curdo. A cantare di libertà in Turchia. Dove , semplicemente, la libertà non c’e’, simulacro stanco come la Democrazia nel mondo moderno. Arrestata la band perchè accusati di appartenere ad organizzazioni terroristiche. Dal carcere in cui alcuni di loro erano detenuti, altri erano riusciti ad andare esuli in Francia, chiedevano di essere scarcerati, che i loro nomi venissero rimossi dalle liste dei ricercati del Ministero degli Interni turco. Chiedevano solo di potere continuare a cantare. Solo che quei canti, dal 1984, da quando 4 studenti universitari avevano fondato la band , sostenevano le lotte delle popolazioni per la difesa della giustizia e della libertà riuscendo a coniugare nelle note tradizione e ribellione. La voce di Helin cantava in turco, in curdo , in arabo, in circasso. Nella musica un afflato di unità, l’abbraccio della pace. Duecento ottantotto giorni di sciopero della fame. No. Non è stato il Coronavirus. È stato il mondo, la ragione di stato, il silenzio inesorabile calato sulla sua protesta a condannarla a morte. Lei che era stata una quercia inossidabile , divenne uno stelo fragile, sbattuta dal vento dell’ipocrisia che spira sui popoli. Trattamento Sanitario obbligatorio, quando ,ormai, era agonizzante. Comoda la sua morte nel momento del silenzio forzoso dei popoli, quando ognuno , chiuso in se stesso, cerca un barlume di speranza per il domani. Aveva cantato Bella Ciao. Persino senza voce, arsa dalla sete, sperduta dentro la fame. Per dimostrare a tutti noi che c’è una Fame che va oltre il cibo e l’acqua: quella di chi, ” libertà va cercando,ch’è sì cara, come sa chi per lei vita rifiuta ( Catone) . E il mondo dove era? Noi dove eravamo a consentire che una voce, la sua voce si perdesse nel vento? Oggi, però, ne piangiamo la morte. Vana?
