IMMUNI SÌ, MA DALLE VANVERE
mi preoccupa molto la corsa di alcuni amministratori locali all’istituzione della patente di immunità.Innanzi tutto leggo di dubbi scientifici fondati: l’immunità sarebbe tutta da verificare, in assoluto e anche nella durata. La presenza di anticorpi può significare semplicemente l’avvenuto contatto, ma non l’immunità.Abbiamo idea di cosa significherebbe mandare in giro persone contagiabili e contagianti, con la convinzione che siano immuni?In secondo luogo mi spaventa il risvolto sociale.Capisco bene il bisogno di ritornare alla normalità, ma temo non si sia culturalmente maturi per la creazione di una specie di “casta degli immuni”.Diciamoci la verità : davvero pensiamo che utilizzerebbero il loro stato di vantaggio solo per andare a lavorare?Credo che, dopo un paio di giorni, ci ritroveremmo con gli aperitivi per immuni nei bar gestiti da immuni, i pic nic di immuni, il jogging praticato da immuni, il tutto sotto le finestre di incazzatissime persone sane, ma non immuni, costrette a rimanere chiuse in casa.Per non parlare della probabile fiorente attività di falsi certificati di immunità.È il caso di rischiare tutto questo? O forse è il caso di stare calmi, non alimentare di continuo falsi entusiasmo e invitare a sacrificarsi ancora un poco?Si, perché poi, leggo anche che il presunto responso di immunità, arriverebbe dopo due o tre settimane dall’avvenuto prelievo.Cioè quando ci si augura che qualche restrizione in meno possa esserci per tutti.Allora, facciamo che sugli anticorpi lasciamo lavorare i tecnici per studiare un vaccino, che ci servirà. E ci concentriamo invece su come continuare a gestire questa emergenza, in modo più organizzato ed efficace.
